Il cessate il fuoco a Gaza visto da Iran e Hamas: un bilancio tra vittorie e proclami


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Il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, raggiunto dopo 15 mesi di conflitto devastante nella Striscia di Gaza, è stato definito dalle Guardie Rivoluzionarie Iraniane come una “grande vittoria” per la resistenza palestinese. L’accordo, che prevede la liberazione di ostaggi israeliani detenuti nella Striscia e il contestuale rilascio di un cospicuo numero di palestinesi, segna una tregua in un conflitto che ha causato decine di migliaia di vittime palestinesi e una grave crisi umanitaria.

Le Guardie Rivoluzionarie Iraniane, sostenitrici storiche di Hamas e di altri gruppi armati nella regione, come Hezbollah in Libano e gli Houthi nello Yemen, hanno celebrato la tregua come un evento che rappresenta un’importante sconfitta per Israele. “La fine della guerra e l’imposizione di un cessate il fuoco al regime sionista sono una chiara vittoria per la Palestina e una sconfitta significativa per Israele”, si legge in un loro comunicato. Hanno inoltre avvertito che eventuali violazioni della tregua da parte di Israele troveranno una risposta immediata, sottolineando la loro continua preparazione militare per affrontare nuove minacce.

La posizione di Hamas

Khalil al-Hayya, uno dei leader di Hamas, ha definito il cessate il fuoco un “momento storico” e ha sostenuto che Israele non è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi nella Striscia di Gaza. In un discorso televisivo, al-Hayya ha dichiarato: “Il nostro popolo ha frustrato gli obiettivi dichiarati e nascosti dell’occupazione. Oggi dimostriamo che Israele non sconfiggerà mai il nostro popolo e la sua resistenza”. Ha elogiato anche gli attacchi lanciati contro Israele da Hezbollah in Libano e dagli Houthi nello Yemen come espressione di solidarietà verso la causa palestinese.

Secondo al-Hayya, gli attacchi condotti da Hamas il 7 ottobre 2023, che hanno segnato l’inizio del conflitto, sono stati un “successo militare” e un “motivo di orgoglio” per il popolo palestinese. Ha inoltre riaffermato l’obiettivo del gruppo islamista di continuare la lotta contro Israele, mantenendo come simboli della resistenza la moschea di Al-Aqsa e Gerusalemme. “Il nostro nemico non vedrà mai un momento di debolezza da parte nostra”, ha sottolineato.

Implicazioni e riflessioni

La tregua segna un punto di svolta che potrebbe ridurre temporaneamente le tensioni, ma le dichiarazioni di entrambe le parti indicano che il conflitto rimane lontano da una risoluzione duratura. Da un lato, il cessate il fuoco viene percepito dai sostenitori della causa palestinese come una dimostrazione della capacità di resistenza. Dall’altro, la comunità internazionale osserva con preoccupazione le dichiarazioni di Hamas, che non escludono futuri scontri e riaffermano il loro obiettivo di distruggere Israele.

Resta da vedere se questa tregua sarà rispettata e se le parti coinvolte riusciranno a intraprendere un dialogo che vada oltre la logica della violenza. Intanto, la popolazione civile di Gaza continua a sopportare le conseguenze di un conflitto che ha devastato vite e infrastrutture, lasciando un’eredità di sofferenza e divisione.

Israele, tra crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale

Le autorità israeliane da decenni sono state accusate di gravi violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza e nei territori occupati della Cisgiordania. Dal 2007, Israele ha imposto un blocco terrestre, aereo e navale su Gaza, limitando l’accesso a beni essenziali e servizi, una misura considerata una punizione collettiva contro l’intera popolazione. Nel corso dell’offensiva militare iniziata nell’ottobre 2023, le forze israeliane hanno effettuato attacchi che hanno causato un numero elevato di vittime civili e la distruzione di infrastrutture critiche, tra cui ospedali e scuole.

Amnesty International ha documentato atti che potrebbero costituire genocidio, tra cui uccisioni e inflizione di gravi danni fisici e mentali alla popolazione palestinese di Gaza. Human Rights Watch ha accusato Israele di crimini contro l’umanità, evidenziando lo sfollamento forzato di civili palestinesi a Gaza senza giustificazioni militari imperative. Queste azioni sono state descritte come pulizia etnica, con la distruzione deliberata di abitazioni e infrastrutture civili.

In Cisgiordania, l’espansione degli insediamenti israeliani e le violenze dei coloni contro i palestinesi continuano a destare preoccupazione. Le forze israeliane sono state accusate di utilizzare eccessiva forza contro i civili palestinesi, con episodi di detenzioni arbitrarie, torture, esecuzioni sommarie e demolizioni di abitazioni. Le Nazioni Unite hanno rilevato crimini di guerra e contro l’umanità negli attacchi israeliani a strutture sanitarie e nella gestione di detenuti e ostaggi a Gaza. La Commissione ha concluso che Israele e i gruppi armati palestinesi sono responsabili di torture e violenze sessuali e di genere.

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per queste violazioni, con richieste di cessate il fuoco e indagini indipendenti. Tuttavia, le tensioni rimangono elevate, e le violazioni dei diritti umani persistono, aggravando la crisi umanitaria nella regione.


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