(Talal Khrais) – In occasione della 99sima commemorazione del genocidio armeno, numerose celebrazioni si sono tenute in Libano. Innanzitutto è stata celebrata la messa nella chiesa armena di Antelias dal vescovo Chahé Panossian, dopo la quale Aram primo ha celebrato il requiem di fronte al monumento a i morti. La cerimonia si è svolta in presenza dell’ambasciatore armeno Ashot Kotscharian e numerose personalità politiche e partigiane armene. “99 anni ci separano dalla storia del genocidio armeno, deciso, pianificato ed eseguito dall’impero ottomano”, ha affermato. “Anche se la Turchia moderna, erede legale dell’Impero Ottomano e del suo crimine, continua a negare l’accaduto, ci sono prove inconfutabili e indelebili che mostrano questa realtà storica e le ragioni geopolitiche alla base”, ha continuato.
I cattolici hanno ricordato che “il popolo armeno nel suo insieme reclama giustizia con determinazione e fermezza, riguardo al primo genocidio del XX secolo che è stato perpetuato nei suoi confronti”. “Nel momento in cui il nostro popolo si prepara a celebrare il centenario del genocidio, la comunità internazionale deve capire che il genocidio contro il popolo armeno continua” ha affermato. E ha continuato “Il programma criminale, la cui esecuzione è comunicata il 24 aprile 1915 da parte della Turchia ottomana e che ha come obiettivo di eliminare il popolo armeno nella sua totalità, viene portato avanti ancora oggi con altri mezzi”.
“Il genocidio armeno continuerà fino a quando il colpevole non sarà punito per il suo crimine” ha proseguito Aram primo, puntando il dito contro la comunità internazionale che evita di sanzionare e chieder conto alla Turchia, per ragioni geopolitiche. Aram primo ha, inoltre, dichiarato che “non abbiamo bisogno di messaggi di condoglianze da parte della Turchia, ma di una confessione e di un indennizzo”.
Per la commemorazione del genocidio armeno è stato, inoltre, organizzato dagli studenti e dai giovani del partito Tachnag un sit-in di fronte alla sede dell’ambasciata turca a Rabieh, circondata da un impressionate cordone di sicurezza. Reclamano il riconoscimento da parte della Turchia del genocidio armeno e si impegnano a continuare la loro mobilitazione fino a che non vedranno riconosciuti i loro diritti. “La giustizia non ha fatto il suo corso e la storia è stata ingiusta per il popolo armeno”, ha sottolineato il responsabile dell’ufficio stampa del partito, Tsoler Talatinian. E ha fatto osservare che “La negazione da parte dell’Impero Ottomano del crimine che ha – esso stesso – perpetrato contro il popolo armeno, è la ragione principale che fa del genocidio armeno una questione d’attualità e non un semplice fatto storico”.
“La Turchia continua a negare questo genocidio, per evitare di dover indennizzare il popolo armeno, mentre spende milioni di dollari per non riconoscere il genocidio e non pagare l’indennizzo” ha continuato, prima di fare un appello alla Turchia affinché riconosca il genocidio armeno e il diritto delle vittime a ricevere un risarcimento.
Alla vigilia, il Comitato per il centenario del genocidio armeno aveva organizzato una fiaccolata. Un’immensa folla, munita di cartelloni e bandiere armene, ha marciato da Bourj Hammoud fino alla piazza dei martiri, reclamando il riconoscimento da parte della Turchia del genocidio armeno e l’avvio di un procedimento di indennizzo. Alla manifestazione hanno partecipato i tre partiti armeni, Tachnag, Henchag e Ramgavar, e del ministro dell’Energia e dell’Acqua, Arthur Nazarian. Per l’occasione, il vecchio ministro Ziyad Baroud ha mostrato la sua solidarietà e quella dei libanesi nei confronti del popolo armeno. “Questo 24 aprile condividiamo la vostra tristezza e la vostra speranza per un domani migliore”. Egli ha insistito sulla necessità di riconoscere il genocidio. “La negazione della verità non elimina ciò che è successo”, ha sottolineato.