Sale la tensione in Libano sullo sfondo della grave crisi socio-economica aggravata dalle ripercussioni causate dalle misure prese dal governo per far fronte alla pandemia di Covid-19. In una località nella valle della Bekaa, Kamed el Loz, alcuni abitanti hanno aperto il fuoco contro degli operatori umanitari giunti per dare assistenza a profughi siriani presenti nell’area. Non si registrano vittime, ma le autorità hanno aperto una inchiesta. In Libano si registrano ufficialmente 438 casi di contagio e dieci decessi.
Il governo ha imposto un coprifuoco di fatto a tutte le aree del paese. Gli abitanti di molte località nella Bekaa e sul Monte Libano si sono organizzati in proprio per impedire l’accesso al centro abitato ai forestieri e ai profughi siriani, questi ultimi percepiti da più parti come potenziali portatori del virus. In Libano si contano circa un milione di profughi siriani che abitano un territorio dove si trovano circa quattro milioni di libanesi.
Il partito sciita Hezbollah ha stanziato più di 2,3 milioni di dollari per un programma sanitario “coerente con le direttive governative” per contenere il contagio da coronavirus. Sono circa 25.000 gli operatori sanitari impegnati nell’attuazione del programma.
Il paese è attraversato da mesi da proteste popolari antigovernative per il carovita a le corruzione. E il governo ha annunciato ai primi di marzo il default finanziario, aprendo formalmente la più grave crisi economica dell’ultimo quarto di secolo. L’esecutivo ha anche deciso di sospendere il pagamento di tutte le obbligazioni in valuta estera per preservare i depositi le riserve monetarie non in lire libanesi. Lo scorso 7 marzo il governo aveva sospeso il pagamento di obbligazioni in valuta estera del valore di 1,2 miliardi di dollari, proprio a causa della situazione economico-finanziaria che attraversa il paese. Il governo resta impegnato nella sua iniziativa basata su tre assi di riforma economica e sta per elaborare un piano macroeconomico duraturo per modificare l’andamento dell’economia.