
(Raimondo Schiavone) – Con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti, il Parlamento Europeo ha dato il via libera a una risoluzione che spinge l’Unione verso un aumento delle spese militari. Una decisione che conferma una tendenza preoccupante: la progressiva militarizzazione dell’Europa a scapito di investimenti più urgenti in settori fondamentali come sanità, istruzione e welfare.
Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno votato compatti a favore, rafforzando una linea politica che privilegia la spesa bellica anziché un’Europa più giusta e attenta ai bisogni dei suoi cittadini. Questo voto non è vincolante, ma rappresenta un segnale chiaro della direzione che le istituzioni europee vogliono prendere, con il rischio di trasformare il continente in un nuovo polo di tensioni e conflitti.
Mentre milioni di cittadini europei affrontano il caro vita, la precarietà lavorativa e i tagli ai servizi pubblici, i governi sembrano trovare sempre risorse quando si tratta di acquistare armi e finanziare l’industria bellica. La narrativa della sicurezza viene usata per giustificare un incremento della spesa militare che, di fatto, non renderà l’Europa più sicura, ma solo più coinvolta in strategie di guerra lontane dagli interessi reali dei suoi popoli.
Il voto del Parlamento Europeo conferma la volontà di molti governi di allinearsi a una corsa agli armamenti dettata più da pressioni geopolitiche e interessi economici che da un’effettiva necessità difensiva. Non si parla di un’Europa della diplomazia e del dialogo, ma di un continente che abbraccia logiche militari sempre più simili a quelle degli Stati Uniti.
Questa accelerazione verso il riarmo rischia di allontanare ancora di più l’Europa dalla sua storica vocazione di pace e mediazione. Le stesse risorse che oggi vengono dirottate verso la difesa potrebbero essere utilizzate per rafforzare i sistemi sanitari nazionali, contrastare la povertà energetica o investire in una vera transizione ecologica.
Le forze politiche che hanno sostenuto la risoluzione parlano di sicurezza, ma ignorano che la vera stabilità non si costruisce con le armi, bensì con politiche sociali ed economiche che garantiscano dignità e benessere ai cittadini.
La domanda resta aperta: davvero un’Unione Europea sempre più militarizzata sarà più sicura? Oppure si sta alimentando un sistema che, invece di prevenire i conflitti, li renderà sempre più probabili?
Il rischio è evidente: mentre i cittadini vedono tagli e austerità nei servizi essenziali, gli investimenti militari continuano a crescere. Una scelta che delude e che segna un ulteriore passo verso un’Europa sempre meno attenta al benessere dei suoi popoli e sempre più orientata a logiche di potenza e di guerra.