(Alessandro Aramu) – Kobane, la città a maggioranza curda nel nord della Siria, a poche decine di metri dal confine turco, è assediata da giorni dai miliziani dello Stato Islamico. L’avanzata dei terroristi prosegue senza sosta. Si combatte casa per casa. Una difesa strenua ed eroica da parte di uomini e donne che, con ogni mezzo, cercano di impedire la capitolazione di una città di circa 200.000 abitanti. Molti sono scappati, tanti altri sono però intrappolati e il fantasma di una pulizia etnica e di un massacro aleggia su questa città sulla quale piovono proiettili, missili e bombe. I raid aerei della coalizione servono a poco, i jihadisti sembrano solo infastiditi dagli attacchi della coalizione guidata dagli Stati Uniti.
I terroristi avanzano con la tecnica della guerriglia, in mezzo alle abitazione dei civili. Un attacco aereo sulla città è impossibile e non augurabile perché i primi a patirne le conseguenze sarebbero proprio i civili di Kobane. Gli obiettivi fino a oggi colpiti non sembrano scalfire la potenza di fuoco di centinaia (forze un migliaio) di miliziani che avanzano come ombre in una città spettrale, dove i muri diventano trincee e le strade teatro di furibondi corpo a corpo tra i contendenti.
Quella che si combatte non è una guerra moderna. Qui la tecnologia serve a poco. Servirebbe un intervento di terra ma questa ipotesi è solo sussurrata. Il dato di fatto è che i terroristi conquistano posizioni e i bombardamenti aerei fanno più male alla Siria (le cui infrastrutture giorno dopo giorno vengono devastate) che ai suoi nemici.
Sullo sfondo di questa battaglia, per certi versi epica, c’è la Turchia, con i suoi carri armati puntati sulla città di Kobane. Ankara assiste, senza muovere un dito, al massacro dei curdi. Lo fa con una certa soddisfazione. Allo Stato Islamico è affidato il compito di annientare un nemico (il popolo curdo) con il quale il presidente turco Erdoğan non intende scendere a patti. Quei mezzi pesanti silenti sono una vergogna con la quale l’Occidente dovrà fare i conti. Oggi sappiamo che intorno a Kobane ci sono due terrorismi: quello dello Stato Islamico e quello di una nazione che rappresenta il più grande pericolo per la stabilità del Medio Oriente, la Turchia.