Siria e Libano, dopo più di un decennio di rapporti sempre più tesi a causa della guerra, da oggi sono più vicini. Sono le conseguenze di un terremoto che sta ridimensionando i rapporti geopolitici dell’area. La drammatica situazione in cui si trova in questo momento la popolazione siriana, divisa nelle aree governate dal governo di Damasco, dai cosiddetti ribelli e dai curdi, impone alle potenze arabe di ritrovare, sulla spinta umanitaria, una sorta di riequilibrio nelle relazioni diplomatiche. Dopo l’invio, per la prima volta nella storia dei due Paesi, di militari libanesi del genio nelle zone siriane disastrate dal sisma, il premier uscente libanese Najib Miqati si è recato a Damasco.
Un fatto storico, poiché si tratta del primo capo di governo del Libano a recarsi nella capitale siriana dopo decenni. Come hanno riferito i media libanesi, “in segno di solidarietà con le autorità e il popolo siriani”. Miqati ha guidato una nutrita delegazione di ministri: dagli esteri ai trasporti, dagli affari sociali all’agricoltura. In viaggio da Beirut a Damasco anche direttori di dipartimenti del ministero della sanità libanese e rappresentanti della protezione civile. Il premier uscente Miqati ha storicamente ottime relazioni, sia finanziarie che personali, col contestato presidente siriano Bashar al Assad, sostenuto da Mosca e Teheran.
Le relazioni tra Beirut e Damasco si erano raffreddate notevolmente nel 2005 a seguito del ritiro militare delle truppe siriane dal Libano dopo 29 anni di “tutela” politico-militare di Damasco sugli affari libanesi. Dal 2011 Beirut era tornata a riaprire alle autorità siriane, ma in quell’anno scoppiavano le violente proteste anti-governative in Siria, poi degenerata in un conflitto armato intestino e regionale ancora in corso.