Prendono il via i ballottaggi delle elezioni parlamentari iraniane, che riguarderanno 68 circoscrizioni fra cui le importanti città di Tabriz e Shiraz, oltre a decine di centri abitati più piccoli, mentre a Isfahan le votazioni sono state rinviate ad un’altra data. In questa tornata, nella quale si assegnano circa un quarto dei 290 seggi della Camera dei rappresentanti (Majlis), saranno chiamati a votare circa 17 milioni di iraniani. I media hanno riservato poca attenzione alle votazioni di venerdì, a differenza della tornata del 26 febbraio, da cui è emerso un significativo passo avanti del fronte moderato e dei riformisti.
Secondo gli analisti, media e l’establishment politico hanno tenuto un basso profilo delle voci di un netto ridimensionamento dei benefici di breve periodo legati all’accordo sul nucleare iraniano. I conservatori starebbero infatti cavalcando il risentimento popolare per la recente decisione della Corte suprema statunitense di destinare i 2 miliardi di dollari di fondi iraniani congelati negli Usa per risarcire le vittime del terrorismo di ispirazione iraniana, fra cui l’attacco contro una caserma dell’esercito statunitense a Beirut del 1983.
Forti del risultato ottenuto in febbraio i riformisti mirano a guadagnare almeno altri 40 seggi. Secondo, Mohammad Reza Aref, leader della lista pro-Rohani ha ribadito in un’intervista all’agenzia di stampa “Irna” che l’ultima tornata elettorale ha mostrato che gli iraniani vogliono il cambiamento e una maggiore influenza del parlamento per rendere più incisive le riforme. La posizione dei conservatori resta invece quella di accusa nei confronti dei riformisti, che con l’accordo sul nucleare iraniano avrebbero rinunciato ai principi della rivoluzione islamica del 1979.
Ad oggi i risultati delle elezioni di febbraio sono solo stimati, data la complessa natura del sistema iraniano, dove non esistono partiti, ma solo candidati singoli che autonomamente decidono di aderire a una coalizione. Anche per questo la distinzione – in uso tra i media occidentali – tra conservatori da una parte e riformisti dall’altra risulta puramente indicativa.
Secondo i dati forniti dall’agenzia “Irna” la principale lista di candidati conservatori ha ottenuto un totale di 103 seggi, i riformisti e i moderati 95, le liste indipendenti 15, mentre cinque seggi sono stati assegnati alle quattro minoranze religiose e quattro ai candidati senza alcuna affiliazione politica. Tuttavia secondo gli esperti, Rohani potrebbe essere in grado di forgiare una maggioranza grazie all’appoggio di alcuni dei candidati indipendenti e senza affiliazione politica, situazione che rende i ballottaggi di venerdì cruciali per confermare la rinascita dei riformisti a discapito delle élite conservatrice, contraria all’apertura dell’Iran ai mercati internazionali.