Iran. L’ayatollah Kermani contro i sauditi: traditori dell’Islam


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(Luciana Borsetti) – I custodi dei luoghi santi di Mecca e Medina sono in realtà dei «traditori». Usa parole di fuoco in Iran l’ayatollah Ali Movahedi Kermani nel suo sermone all’Università di Teheran dove ogni venerdì affluiscono migliaia di persone per la preghiera, e dove proprio le parole dell’imam riflettono gli ultimi orientamenti politici del clero e della Guida suprema. Nello Yemen «hanno iniziato una campagna militare contro un Paese musulmano, uno spargimento di sangue con 2.500 vittime», spiega l’anziano ayatollah, dando un bilancio delle vittime molto superiore a quello ufficiale delle Nazioni Unite. I sauditi – si chiede -«sono davvero musulmani ? Credono davvero nel Corano?»

I fedeli seduti sui tappeti nel cortile dell’ateneo, riparati da una tettoia e separati dalle donne da un lungo telone verde, lanciano a gran voce slogan di consenso. «Cosa stanno facendo? – insiste Movahedi Kermani, esponente degli Ulema combattenti, l’ala più conservatrice del clero sciita – stanno perdendo la fiducia della ‘Ummà (la comunità islamica dei credenti, ndr)?». Per non parlare poi dei due ragazzini molestati a Gedda da due agenti della polizia aeroportuale saudita, colpevoli di «azioni indicibili». Grazie dunque «al ministro della Cultura per aver sospeso l’Umra (il pellegrinaggio ‘minore’ non è obbligatorio come l’Hajj) lasciando a casa chi aveva già comprato i biglietti per il viaggio in agenzia. Infatti, anche se «la gente ama la Mecca e Medina – sottolinea – lo stop era necessario per proteggere la nostra dignità».

L’attacco ai sauditi era atteso, nel sermone di oggi, dopo settimane di bombardamenti della coalizione di Paesi sunniti a guida saudita contro i ribelli sciiti nello Yemen, e per i quali i media iraniani fanno ogni giorno la conta della vittime civili, bambini in prima fila. E, anche, dopo settimane in cui tengono banco i presunti abusi, mai esplicitati, ai danni di due giovani pellegrini: un ulteriore motivo di tensione nei rapporti tra Riad e Teheran. Il Consiglio per il coordinamento della propaganda islamica aveva annunciato per oggi, dopo la preghiera, manifestazioni in sette province. Stavolta però non a Teheran, che ha già visto più di una protesta davanti all’ambasciata saudita, ora protetta da una gabbia di rete e tubi, con vari agenti antisommossa.

Ma non c’era soltanto questo nella parte ‘politica’ del sermone di Mohavedi Kermani, rivelatosi una ‘summa’ di tutte le maggiori question aperte. Dall’accordo sul nucleare iraniano, per il quale servono «consultazioni» con la gente e rispetto della «linee indicate dalla Guida», alla necessaria lotta contro l’immoralità e per l’obbligo del velo islamico; dalla »sedizione« del movimento Verde del 2009 i cui seguaci sono tuttora un «pericolo», alla corruzione nel mondo politico; dal «successo» dell’Iran nell’aver ottenuto i missili S-300 russi all’eccesso di ricchezza di alcuni ed alle difficoltà delle classi povere – molto rappresentante tra i presenti – cui devono pensare »governo e Parlamento».

Al termine della preghiera il deflusso è massiccio ma veloce: frotte di gente in abiti civili e giovani in divisa di tutti i corpi militari si affrettano verso casa o verso le fermate di autobus e metro. Il grande viale viene riaperto al traffico, rumoroso e inquinante come sempre. Un gruppetto di giovani si attarda.»I sauditi fanno ciò che vogliono gli Usa e Israele», dice uno di loro. «Non si comportano da musulmani – afferma l’altro – dovrebbero aiutare gli altri musulmani invece di ucciderli».

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