Ci vorranno ancora alcuni giorni per la formazione di un nuovo governo tecnico in Iraq dopo che la lista di candidati ministeriali presentata dal premier Haider al Abadi il 31 marzo scorso è stata bocciata dai principali blocchi politici del parlamento. Abadi aveva chiesto al parlamento il 31 marzo di accettare, rifiutare o modificare la sua proposta che ha anche ridotto il numero dei ministeri da 22 a 16. Negli ultimi giorni, tuttavia, i gruppi parlamentari hanno costretto il premier ad accettare una nuova lista, proponendo i loro candidati per alcuni ministeri chiave della futura compagine governativa. Abadi presenterà oggi pomeriggio la nuova lista in parlamento. Ieri, inoltre, nel corso della seconda riunione in meno di 48 ore tra il premier Abadi, il capo dello stato Fuad Masum, il presidente del parlamento, Salim al Jubouri, e i leader dei principali partiti politici, è stato firmato un documento in 10 punti sulle riforme da attuare nel paese.
“Questo documento parte dalla necessità di aprire la strada all’uscita del paese dalla crisi politica – si legge nell’introduzione del documento dal titolo “Riforma nazionale” – attraverso la cooperazione tra le forze politiche”. Il piano di riforme include anche la formazione di un governo tecnico che rispetti i meccanismi di “partnership nazionale”, ovvero che rappresenti tutti i gruppi presenti nell’assemblea legislativa. “I blocchi politici – si legge nel documento – hanno il diritto di presentare i loro candidati al primo ministro perché li scelga sulla base della loro preparazione e onestà”. Nel testo si fa riferimento anche alla sostituzione dei direttori di numerose agenzie governative e organi indipendenti, già annunciata da Abadi lo scorso 31 marzo.
Come già anticipato dal capo dell’esecutivo, per la scelta dei nuovi ministri e direttori generali sarà creata un’apposita commissione di esperti, formata da quattro esponenti dell’Alleanza nazionale (sciita), da due deputati dell’Unione delle forze irachene (sunnite), da due membri dell’Alleanza curda, da un membro della lista nazionalista e due rappresentanti del primo ministro. Il programma nazionale che il nuovo governo sarà chiamato ad attuare prevede nuove leggi in materia economica e finanziaria, una revisione della normativa relativa al settore petrolifero e del gas, nonché una riforma del sistema giudiziario. Obiettivo principale delle riforme è la lotta alla corruzione come richiesto dai sostenitori dell’imam sciita Moqtada al Sadr. La necessità di arrivare ad un rimpasto di governo è emersa proprio dopo la serie di manifestazioni di protesta inscenate dei militanti della corrente dell’imam sciita che ha chiesto provvedimenti contro la corruzione dilagante all’interno delle istituzioni pubbliche. I sostenitori di Al Sadr hanno interrotto la protesta il giorno stesso in cui Abadi ha presentato la prima lista di candidati “tecnici” per il nuovo governo.
Il premier ha ricevuto ieri il nuovo elenco di candidati presentati dai partiti sunniti, curdi e sciiti. Abadi era stato accusato nei giorni scorsi di non aver consultato i gruppi dell’opposizione (nonché parte dei partiti sciiti) prima di presentare la lista dei candidati in parlamento. Gli oppositori di Abadi avevano parlato di ‘colpo di Stato’ ai danni della struttura di potere irachena che, dalla fine della dittatura di Saddam Hussein nel 2003, garantisce un certo numero di posizioni politiche ai tre principali blocchi politici: sciiti, sunniti e curdi.
Secondo le prime indiscrezioni, nel rispetto di tale principio, il blocco curdo avrebbe proposto come nuovo ministro delle Finanze, al posto di Hoshyar Zebari, l’attuale sottosegretario dello stesso dicastero, Fadel Abdul Nabi (nazionalista curdo). Al ministero del Petrolio sarebbe stato candidato invece Abdul Jabbar Alabal, il quale attualmente ricopre il ruolo di funzionario presso lo stesso dicastero. Sulla sua nomina ci sarebbero però delle remore da parte di alcuni deputati sunniti che preferirebbero al suo posto un loro candidato della regione di Anbar. L’attuale rappresentante dell’Iraq alle Nazioni Unite, Mohammed Ali Hakim, potrebbe infine essere nominato a capo della diplomazia di Baghdad. Secondo i media locali, il nome di Ali Hakim sarebbe stato proposto dal Consiglio supremo islamico, partito politico sciita guidato dall’attuale ministro degli Esteri Ibrahim al Jaafari. La nuova compagine governativa doveva ricevere oggi il voto di fiducia del parlamento, ma la sessione odierna è stata rimandata in attesa di un accordo sui nuovi candidati ministeriali.
Intanto ieri Abadi ha ricevuto una telefonata dal vicepresidente Usa, Joe Biden. Nel corso della conversazione telefonica Biden ha rinnovato il pieno appoggio del suo paese all’operazione militare per liberare le città controllate dallo Stato islamico e alle riforme proposte dal primo ministro. Biden ha avuto una conversazione telefonica anche con il presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno, Massoud Barzani, per discutere degli sviluppi politici in Iraq e dell’offensiva per liberare la città di Mosul, con particolare riferimento alla cooperazione tra milizie Peshmerga, forze della Coalizione internazionale contro lo Stato islamico ed esercito iracheno.