(Redazione) – Un’eventuale cooperazione tra Stati Uniti e Iran sarà possibile in Iraq solo se i colloqui sul programma nucleare iraniano andranno a buon fine: è quanto hanno reso noto fonti di Teheran. I negoziati tra la delegazione iraniana e quelle del Gruppo 5+1, in corso a Vienna, “sono un test di fiducia”, ha dichiarato a Oslo Mohammad Nahavandian, il capo di gabinetto del presidente Hassan Rohani.”Se i colloqui porteranno a una risoluzione finale, – ha aggiunto il funzionario iraniano – allora potrebbero esserci delle opportunità di discutere su altri temi”.
Intanto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha deciso di non optare per un attacco aereo immediato per contrastare l’avanzata dei ribelli sunniti dell’Isil (o Isis), scegliendo invece un approccio strategico. La Casa Bianca fornirà l’assistenza dell’intelligence ai militari iracheni, affrontando politicamente le divisioni politiche e cercando il sostegno degli alleati regionali.
Esce allo scoperto, dopo giorni di imbarazzante silenzio, il primo ministro David Cameron, secondo il quale la Gran Bretagna non potrà tollerare la creazione di un regime islamico estremista in Iraq da parte di ribelli jihadisti. “Disapprovo quanti giudicano che la situazione non ha nulla a che fare con noi e che la creazione di un regime islamico estremista in Iraq non ci coinvolga”, ha ammonito l’inquilino di Downing Street, “le persone che appartengono a questo regime, oltre a volere conquistare territori, progettano anche di attaccarci” qui nel Regno Unito.
Cameron ha aggiunto che la minaccia dei jihadisti britannici che rientrano nel Paese per mettere a segno attacchi terroristici è ormai “più importante per quanti ritornano dalla Siria e dall’Iraq che per quanti ritornano dalla regione Afghanistan/Pakistan”.
Un’opinione per certi aspetti condivisa anche dal presidente siriano, Bashar al Assad, che fa una previsione: il terrorismo sta per raggiungere l’Occidente e altri Paesi che hanno sostenuto questo flagello in Siria e in Medio Oriente: “L’Occidente e i Paesi che sostengono l’estremismo e il terrorismo in Siria e nella regione devono rendersi conto che questa minaccia crescente sta per colpire tutti, in particolare i Paesi che hanno sostenuto il terrorismo e gli hanno permesso di svilupparsi”.