Dopo aver preso di mira i cristiani e la minoranza yazida, i miliziani dello Stato Islamico minacciano i turcomanni sciiti della città di Amerli (nord dell’Iraq, nei pressi di Kirkuk). Il grande ayatollah Ali al-Sistani, la massima autorità religiosa sciita dell’Iraq, aveva lanciato l’allarme e chiesto alle autorità di “andare in soccorso degli abitanti di questa città”. Amerli è una città di circa 20mila abitanti, circondata ormai da fine giugno dalle milizie jihadiste e lamenta scarsità di cibo e altri generi di prima necessità.
Secondo le Nazioni Unite “la situazione degli abitanti è disperata e necessita di un intervento immediato per impedire un possibile massacro”. Il rappresentante speciale dell’Onu a Bagdad, Nikolaj Mladenov, ha invitato il governo iracheno a “fare il possibile per rompere l’assedio e permettere agli abitanti di ricevere aiuti umanitari vitali o di lasciare la città in condizioni degne”.
L’ondata di violenza continua senza sosta. Dopo l’attentato alla moschea sunnita della provincia di Diyala, nel giro di poche ore altri due attentati hanno colpito le città di Baghdad e Kirkuk uccidendo almeno 42 persone.
A Kirkuk, città situata in una regione ricca di petrolio, tre bombe sono esplose ieri in un quartiere commerciale densamente popolato, uccidendo 31 civili e ferendone decine. Testimoni oculari (che hanno chiesto di restare anonimi per timore di ritorsioni) hanno riferito di aver sentito un’esplosione tra le automobili e di aver subito iniziato a soccorrere i feriti nei negozi e nelle macchine.
Nelle stesse ore a Baghdad un attentatore suicida ha lanciato la propria autobomba contro il quartier generale dell’intelligence irachena, nel quartiere di Karrada. Sei civili e cinque agenti di sicurezza sono morti e almeno una ventina di persone sono rimaste gravemente ferite. Ancora in attesa di conferma da fonti ufficiali è invece l’attentato suicida che ieri a Erbil (capitale del kurdistan iracheno autonomo) avrebbe ucciso almeno 4 civili.
Intanto fonti non ufficiali riportano la formazione nel Sinjar di una milizia yazida, armata dai peshmerga curdi e dal Governo regionale del Kurdistan iracheno autonomo e coordinata dal Gruppi di protezione popolare (vicini al Partito dei lavoratori del kurdistan turco – Pkk). Il comandante della milizia Qassim Shashou ha detto all’agenzia di stampa curda indipendente BasNews di attendere armamenti pesanti per sostenere i peshmerga contro l’Isis.