«Isis è un nemico dell’intera umanità, non di un unico popolo. Se riusciamo a batterlo in Mesopotamia, non gli daremo la possibilità di arrivare altrove». Lo ha detto Saleh Mohamed, co-presidente del Partito Unione Democratica (PYD), a Roma con una delegazione di rappresentanti del movimento curdo che ha difeso e liberato Kobane, città del Kurdistan siriano al confine con la Turchia, dando vita all’esperimento di democrazia e di autogoverno chiamato Rojava.
«Al successo ottenuto con Isis finora ha contribuito anche la società civile italiana con la quale difendiamo valori comuni» ha sottolineato Saleh Mohamed, affermazione arricchita dalla testimonianza di Martina Pignatti Morano, presidente dell’associazione «Un ponte per?» che si è occupata di far arrivare due convogli umanitari dall’Italia a Kobane.
«Il primo – ha spiegato Pignatti Morano – da parte della Chiesa Valdese di 25mila euro e il secondo del Ministero degli Esteri di 100mila euro. Non è stato un compito facile passare per la Turchia. Speriamo davvero che l’Europa lavori per creare corridoi umanitari». «Oltre ad aver formato un modello di autogoverno per sostenere la politica di Kobane con 3 cantoni – ha aggiunto poi Saleh Mohamed -, stiamo lavorando per costruire un’alleanza all’interno della Siria per avere un paese democratico».
Anwar Muslem, co-presidente del Cantone di Kobane, ha invece spiegato che «il 70% di Kobane è stato distrutto dalle battaglie e mezzo milione di popolazione è scappato. «Dopo la liberazione della città – ha detto – siamo riusciti a far tornare 25 mila cittadini e stiamo cercando di provvedere ai servizi. Abbiamo costruito scuole per ora per 6mila bambini e abbiamo avviato lavori di municipalità e per servizi sanitari. Ci sono ancora tante rovine, dunque abbiamo bisogno di sostegno per sopportare la situazione, prima che arrivi l’inverno».
fonte Ansa