(Redazione) – Lo Stato Islamico minaccia la Turchia. Un portavoce in Siria, Abu Mosa, nel corso di un’intervista al giornalista palestinese Medyan Dairieh, per l’emittente “Vice News”, ha accusato la Turchia di avere ridotto alla diga Ataturk il flusso del fiume Eufrate che poi entra in Iraq e attraversa la zona attorno a Raqqa, proclamata “capitale dello Stato islamico” in Siria.
Nel video filmato da Dairieh, Mosa imputa alla Turchia la responsabilità di aver deviato il flusso del fiume Eufrate. “Prego che il governo apostata riconsideri le sue decisioni perché se non lo fanno, lo faremo noi per loro liberando Istanbul”.
A maggio scorso il governo siriano aveva accusato i gruppi jihadisti di aver tagliato le forniture di acqua ad Aleppo. Poco dopo invece il quotidiano libanese “Al Akhbar” aveva accusato il governo turco di deviare il corso del fiume Eufrate, un’accusa che Ankara ha sempre respinto.
Le minacce sono considerate attendibile anche per i forti rapporti che ci sono tra lo Stato Islamico e la Turchia. Infatti un’inchiesta del settimanale tedesco Die Welt, ripreso dalla stampa di Ankara, ha recentemente rivelato che almeno il 10% dei miliziani jihadisti proviene dalla Turchia. I combattenti dell’Isis, per lo più stranieri, sono fra 10 e 15mila. Più di mille sarebbero turchi. Secondo altre stime citate dalla stampa turca, il loro numero potrebbe essere molto maggiore.
L’opposizione turca accusa il governo del premier islamico Recep Tayyipo Erdogan di avere aiutato in Siria non solo i ribelli sunniti ‘ufficiali’ dell’Isis ma anche i gruppi armati jihadisti come il Fronte Al Nusra e lo Stato Islamico, la cui avanzata in Iraq crea ora una minaccia per la sicurezza della stessa Turchia.