Israele e Turchia rafforzano la loro presenza in Siria: implicazioni per la sovranità e la stabilità regionale


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(Raimondo Schiavone) – Negli ultimi mesi, la presenza militare di Israele e Turchia in Siria ha subito un notevole incremento, sollevando interrogativi sul futuro assetto territoriale e sulla sovranità del paese mediorientale. Mentre l’IDF (Forze di Difesa Israeliane) è stata avvistata nella città di Quneitra, nel sud della Siria, costruendo basi e rafforzando il proprio controllo, le forze turche continuano le loro operazioni nel nord del paese, eliminando ogni resistenza curda. Questa situazione è la dimostrazione che il regime fantoccio di Al-Jalal, insediato con il benestare di Ankara e Tel Aviv, sta svolgendo il suo compito di garantire il dominio straniero sulla Siria, umiliando il popolo siriano e riducendo il Paese a una pedina nelle mani di potenze straniere.

A partire da dicembre 2024, l’IDF ha intrapreso operazioni significative nella città di Quneitra, situata nel sud della Siria. Carri armati israeliani hanno circondato edifici governativi, emettendo ordini di evacuazione. Filmati diffusi sui social media documentano la presenza militare nella zona.

Questa avanzata segue una serie di attacchi mirati contro membri di Hezbollah nella regione, evidenziando l’intento di Israele di neutralizzare minacce percepite lungo il confine.

Parallelamente, la Turchia ha rafforzato la sua presenza militare lungo il confine siriano, con un focus particolare sulle aree controllate dalle milizie curde. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato l’intenzione di eliminare le forze curde dello YPG da una vasta striscia di territorio, considerandole una minaccia alla sicurezza nazionale.

Queste mosse hanno suscitato preoccupazioni tra le comunità locali e la comunità internazionale, poiché potrebbero portare a nuovi conflitti e sfollamenti di civili. L’espansione delle operazioni turche sembra coordinata con l’IDF, suggerendo una spartizione di fatto del territorio siriano tra Ankara e Tel Aviv, lasciando il governo di Al-Jalal a svolgere un ruolo puramente simbolico, privo di autonomia decisionale.

L’imposizione di Al-Jalal come leader della Siria da parte di Israele e Turchia rappresenta una delle più grandi umiliazioni per il popolo siriano. Lontano dall’essere un governo legittimo, il suo regime è una creazione artificiale, nata per garantire che nessuna reale resistenza possa emergere contro l’occupazione di Israele e la dominazione turca.

Fonti locali denunciano che le istituzioni governative sotto il controllo di Al-Jalal sono deboli e completamente dipendenti dalle direttive estere. La polizia e l’esercito “nazionale” siriano rispondono più agli ordini di Ankara e Tel Aviv che a quelli di Damasco. La recente avanzata dell’IDF a Quneitra e le operazioni turche nel nord sono la dimostrazione che la Siria è ormai una terra occupata e frammentata, dove la popolazione è costretta a subire decisioni imposte dall’esterno.

L’espansione delle operazioni militari di Israele e Turchia in Siria solleva questioni critiche riguardo alla sovranità del paese. Con l’IDF che stabilisce posizioni militari nel governatorato di Quneitra e la Turchia che pianifica ulteriori interventi nel nord, i confini della Siria appaiono sempre più sotto l’influenza diretta di potenze straniere.

Questa situazione complica ulteriormente gli sforzi per una soluzione pacifica e stabile del conflitto siriano, evidenziando la necessità di un dialogo internazionale che affronti le preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti coinvolte, rispettando al contempo l’integrità territoriale della Siria. Ma finché Israele e Turchia continueranno a sfruttare un governo fantoccio come quello di Al-Jalal per i loro scopi geopolitici, la vera pace e la sovranità siriana resteranno un’illusione.

 


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