(Redazione) – Proseguono gli scontri tra l’esercito libanese e i militanti islamisti nella provincia di Arsal, la più colpita dallo sconfinamento del conflitto siriano in Libano. Almeno 11 soldati libanesi sono stati uccisi, mentre 15 sono stati presi in ostaggio. Inoltre, sono almeno 40 i militanti jihadisti del Fronte al-Nusra ad essere rimasti uccisi negli aspri scontri nella zona.
Secondo fonti locali, negli scontri con i militari libanesi sono stati coinvolti anche i combattenti dello Stato Islamico, il gruppo sunnita radicale che ha preso il controllo di vaste aree di Siria e Iraq. Una pericolosa saldatura tra gruppi jihadisti che trova nel presidente siriano Bashar al Assad il nemico comune da sconfiggere.
Lo sconfinamento nel paese dei cedri rappresenta uno dei momenti più critici dall’inizio del conflitto siriano a oggi. Nonostante la minaccia alla sicurezza e alla stabilità del Libano, il governo di Beirut ha confermato che continuerà la sua campagna militare contro i militanti di Arsal. L’obiettivo è quello di porre un freno alle tensioni settarie in Libano e di limitare la lotta tra i gruppi armati che si trovano in disaccordo sul conflitto siriano.
Le fazioni islamiste sono in grande ascesa anche in questa parte della regione e le autorità sono preoccupate che il paese possa diventare una centrale d’appoggio del terrorismo islamico, con pesanti ricadute sulla fragile stabilità del paese.
“In questo momento stiamo assistendo a una vera guerra” ha detto Ali Hujeiri, un anziano locale che ha parlato al telefono con un giornalista della Reuters. Il suono del fuoco di artiglieria e gli spari sono stati sentiti fino a tarda notte. L’esercito ha detto di essersi scontrato “con un gran numero di uomini armati che cercavano di circondare i soldati libanesi”.
Si è trattato di un’operazione armata ben programmata e studiata. Per la prima volta i miliziani sunniti hanno sequestrato un edificio governativo. L’esercito libanese ha bombardato le postazioni dei miliziani sunniti intorno alla città di Arsal, mentre testimoni oculari hanno riferito che nei combattimenti ha partecipato anche l’aviazione siriana. Quest’ultima notizia però è stata smentita dalle autorità di Beirut.
La città di Arsal, la cui popolazione è stata solidale fin dall’inizio con i ribelli siriani, si trova in mezzo al territorio controllato dal governo di Damasco e una zona sciita libanese controllata in gran parte da Hezbollah. Come è noto, il partito di Dio è impegnato in prima linea nei combattimenti al fianco di Assad. Le forze di Hezbollah erano in allerta ma, secondo alcune fonti, non avrebbe preso parte alla battaglia di Arsal, dove pure in passato ha agito contro i jihadisti del Fronte Nusra e dello Stato islamico.
Decine di migliaia di profughi siriani sono fuggiti in questi anni verso la città di Arsal, attraversando il confine montuoso. Oggi è opinione comune che la zona rappresenti una polveriera per le tensioni interne in Libano. Ne è convinto anche Nabil Boumonsef, commentatore del quotidiano libanese An-Nahar: “In termini di ripercussioni per il Libano, è lo sviluppo più pericoloso dall’inizio della guerra in Siria”.
Quel confine, infatti, viene utilizzato dai ribelli e dai miliziani jihadisti per entrare e uscire dalla Siria, a volte solo per riposarsi dai combattimenti o per cercare cure mediche. Si stima che da quel tratto, nell’ultimo anno, siano passati almeno 3000 uomini, molti dei quali si sono nascosti nelle montagne per partecipare agli scontri in Siria.
Nabih Berri, lo speaker sciita del parlamento, ha esortato l’opinione pubblica ad “unirsi dietro l’esercito e le forze di sicurezza libanesi”. L’ex primo ministro Fouad Siniora, sunnita, dal suo canto ha chiesto ai ribelli siriani e ai miliziani jihadisti di ritirarsi dal Libano e, contestualmente, ha invitato i combattenti di Hezbollah a lasciare la Siria.
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11 soldiers, 30 militants killed in east Lebanon