La deportazione del popolo palestinese: il piano USA-Israele per sgomberare Gaza


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Dopo mesi di guerra e la sconfitta militare di Hamas, che ha portato il popolo palestinese alla peggiore catastrofe umanitaria della sua storia, gli Stati Uniti e Israele hanno avviato il piano per il trasferimento forzato dei palestinesi fuori da Gaza. Donald Trump, in dichiarazioni recenti, ha affermato che l’Egitto e la Giordania dovrebbero accogliere più rifugiati palestinesi, proponendo che fino a 1,5 milioni di persone lascino la Striscia di Gaza per stabilirsi in nuovi campi profughi nei paesi vicini.

“Vorrei che l’Egitto accogliesse le persone. Stiamo parlando di circa un milione e mezzo di persone, e noi ripuliamo tutto e diciamo, sai, è finita.” ha dichiarato Trump, aggiungendo di aver discusso il piano con il re di Giordania Abdullah II e con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. La giustificazione ufficiale del piano è che Gaza sia ormai “un cantiere di demolizione, quasi tutto è distrutto e le persone stanno morendo”, e che sia necessario reinsediare i palestinesi altrove per permettere loro di vivere in pace. Ma dietro le parole di Trump e degli strateghi israeliani si cela una realtà più dura e inaccettabile: la deportazione di massa del popolo palestinese, un processo che rievoca le pagine più buie della loro storia.

Quello che sta accadendo sotto gli occhi del mondo è la continuazione della Nakba (la “catastrofe”) del 1948, quando centinaia di migliaia di palestinesi furono espulsi dalla loro terra e costretti a vivere in campi profughi in condizioni precarie, senza alcuna prospettiva di ritorno.

Oggi la storia si ripete: dopo che Israele ha ridotto Gaza a un cumulo di macerie, ora l’obiettivo è svuotarla definitivamente, spingendo la popolazione palestinese verso campi profughi “temporanei” in Egitto e Giordania. Campi che, come dimostra la storia, non saranno mai temporanei, ma diventeranno permanenti, creando nuove generazioni di rifugiati senza diritti e senza futuro.

Gli Stati Uniti, da sempre alleati incondizionati di Israele, sembrano pronti a coprire diplomaticamente e logisticamente questa operazione, fornendo il supporto politico ed economico necessario affinché il piano venga attuato senza che la comunità internazionale opponga una vera resistenza.

Il governo egiziano e quello giordano, nonostante le pressioni americane, hanno già espresso forti riserve sulla possibilità di accogliere un numero così elevato di rifugiati palestinesi. Per il Cairo, l’arrivo di centinaia di migliaia di persone rischia di destabilizzare la fragile situazione politica interna, mentre la Giordania, che ospita già milioni di rifugiati palestinesi, teme che questa mossa possa cancellare definitivamente il diritto al ritorno dei palestinesi, rafforzando il controllo israeliano su Gaza.

Nonostante queste resistenze, è evidente che il piano di deportazione è già in corso, con Israele che ha aumentato le pressioni per “sgomberare” la Striscia e Trump che cerca di costruire il consenso tra i leader arabi per attuare la sua visione di una Gaza svuotata.

La situazione a Gaza è disperata: la popolazione, stremata dai bombardamenti e dalla distruzione, è intrappolata senza via di fuga, mentre le istituzioni internazionali restano in silenzio o si limitano a generiche dichiarazioni di preoccupazione.

La deportazione forzata del popolo palestinese è un crimine contro l’umanità, ma finora non si è vista alcuna azione concreta per fermare questo processo. L’ONU, divisa e paralizzata dai veti delle grandi potenze, assiste impotente, mentre Washington e Tel Aviv portano avanti il loro piano senza incontrare ostacoli reali.

Mentre i bulldozer spianano ciò che resta di Gaza, il destino del popolo palestinese sembra ormai segnato: un nuovo esilio, nuove generazioni di profughi condannati a vivere senza terra, senza diritti e senza speranza di ritorno.

La storia della Palestina è una storia di resistenza, ma anche di continui tradimenti da parte della comunità internazionale. E oggi, con il piano Trump-Netanyahu, si scrive un nuovo capitolo di questa tragedia: la deportazione di un popolo sotto gli occhi di un mondo che finge di non vedere.

(R.S.)


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