La Nato accusa la Russia: colpise i ribelli. Mosca intensifica i raid, terroristi in fuga


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«L’azione militare della Russia in Siria preoccupa la Nato» non solo per le violazioni dello spazio aereo turco, ma «anche perchè» gli aerei russi «non attaccano l’Isis ma i gruppi dell’opposizione che combattono l’Isis ed anche i civili». Lo dice il segretario generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, che parla di «due» sconfinamenti di jet russi in Turchia nel fine settimana: «Per noi non è stato un incidente, ma una seria violazione. Le violazioni dello spazio aereo turco da parte dei caccia russi impegnati in Russia sono inaccettabili».

Una posizione che ha trovato l’immediato supporto dell’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) secondo il quale i jet russi e gli elicotteri governativi siriani hanno effettuato nelle ultime ore bombardamenti su ribelli non Isis nel nord della provincia di Hama. L’Ondus ha aggiunto che numerosi civili sono in fuga da alcune località della regione nel timore di una imminente avanzata dell’esercito dovernativo. La notizia non può essere confermata in modo indipendente.

Gli aerei russi, precisa l’Ondus, sono tornati a colpire posizioni dei ribelli intorno alle cittadine di Latamna (presa di mira fin dal primo giorno di raid, il 30 settembre) e di Kafr Zita. Gli elicotteri di Damasco hanno bombardato anch’essi aree nei pressi di Kafr Zita e di Kafrenbudeh, mentre l’artiglieria ha colpito obiettivi a Latamna.

MOSCA CONTINUA I RAID, TERRORISTI IN FUGA – Da Mosca non è arrivata nessuna reazione. La risposta è quella sul campo: un’azione militare massiccia che ha fermato l’avanzata dello Stato Islamico (molti miliziani sono stati uccisi e altri stanno ripegando in Iraq, stando alle immagini satellitari a disposizione dell’esercito russo) e quella dei gruppi dell’opposizione armata, molti dei quali gravitano intorno alla galassia islamista e jihadista. Una conferma è arrivata dall’emittente RT, secondo cui almeno 3.000 terroristi dell’Isis, Al Nusra e Jaish al Yarmouk sarebbero già fuggiti in Giordania, temendo l’avvio di un’offensiva dell’esercito siriano e le incursioni aeree dei russi.

La Russia, stando ad altre fonti militari, sta utilizzando una serie di bombe e missili sofisticate dotate di avanzati sistemi di guida e di estrema precisione. Tra le dotazioni vi è anche un sistema in grado di confondere i radar aerei nemici e creare una bolla elettronica impermeabile alle frequenze GPS, impedendo a missili da crociera, bombe a guida GPS e aerei di individuare obiettivi in una determinata area su un raggio da 150 a 300 chilometri.

TUSK, CONFLITTO PUÒ AVERE PORTATA MONDIALE – «Il conflitto in Siria potrebbe evolvere in conflitto di portata mondiale visto il coinvolgimento di potenze mondiali». Lo ha detto il Presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk alla plenaria di Strasburgo.

TURCHIA, CON RAID RUSSI RISCHIO 1 MILIONE DI PROFUGHI – I raid russi in Siria rischiano di spingere verso la Turchia oltre un milione di nuovi profughi. A lanciare l’allarme è il vicepremier di Ankara, Numan Kurtulmus, esprimendo preoccupazione per l’instabilità causata dai bombardamenti in zone densamente popolate. «L’ovest della Siria è la zona con la più alta popolazione: Damasco, Homs, Hama, Aleppo e Latakia. Al momento c’è un equilibrio, una guerra civile multilaterale. Ogni intervento aggiuntivo, e in particolare i bombardamenti russi alle postazioni dei dissidenti moderati, rafforzeranno il regime» che «aumenterà la repressione e gli attacchi», avvisa il vicepremier turco. Secondo le stime di Ankara, «nuovi cambi negli equilibri in queste città porteranno a un afflusso in Turchia di centinaia di migliaia di persone, forse più di un milione». «L’ovest della Siria è la zona con la più alta popolazione: Damasco, Homs, Hama, Aleppo e Latakia. Al momento c’è un equilibrio, una guerra civile multilaterale. Ogni intervento aggiuntivo, e in particolare i bombardamenti russi alle postazioni dei dissidenti moderati, rafforzeranno il regime» che «aumenterà la repressione e gli attacchi», avvisa il vicepremier turco. Secondo le stime di Ankara, «nuovi cambi negli equilibri in queste città porteranno a un afflusso in Turchia di centinaia di migliaia di persone, forse più di un milione».

 

 

 

 

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