Lo Stato islamico sta diversificando la sua “economia” colpita dalla stretta sulla vendita di petrolio controllando concessionari di auto e allevamenti ittici in Iraq. E’ quanto emerge da un rapporto dell’ufficio inchieste del Tribunale penale centrale iracheno. “L’attuale meccanismo di finanziamento dei terroristi è cambiato dall’annuncio della nascita del ‘califfato’ quasi due anni fa”, si legge nel rapporto.
“Dopo che le forze armate hanno preso il controllo di diversi giacimenti petroliferi usati da Daesh (acronimo in arabo di Stato islamico dell’Iraq e del Levante) per finanziare le sue operazioni, l’organizzazione ha ideato metodi non tradizionali per pagare i suoi combattenti e finanziare le sue attività”, aggiunge il rapporto. La pesca nei laghi a nord di Baghdad genera “milioni di dollari al mese”, secondo il rapporto. Diversi allevatori, infatti, sono fuggiti lasciando le loro aziende, mentre altri hanno accettato di collaborare con i jihadisti in cambio della loro protezione.
“Daesh tratta la sua provincia nord di Baghdad come il suo centro finanziario; è la sua principale fonte di finanziamento in capitale”, prosegue il rapporto. Gli allevamenti ittici finanziano i terroristi dal 2007, quando al Qaeda combatteva le forze di occupazione degli Stati Uniti, ma il meccanismo ha attirato l’attenzione delle autorità solo recentemente. I jihadisti tassano i terreni agricoli e impongono un prelievo del 10 per cento sul pollame e su altri prodotti, riferisce il documento. Le casse dello Stato islamico vengono rimpinguate anche grazie ai concessionari auto e alle fabbriche precedentemente gestite dal governo iracheno, secondo il rapporto.
“Recentemente Daesh è tornato a usare le fabbriche del governo nei settori sotto il loro controllo, come Mosul, per avere un ritorno finanziario. Il contrabbando di petrolio – si legge – resta comunque la fonte primaria di sostentamento dell’organizzazione”.