La Siria sempre meno isolata: si rafforzano le relazioni diplomatiche con la Giordania


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(Francesco Gori) – Corre veloce, quasi in modo inaspettato, la nuova politica diplomatica tra la Siria e i paesi arabi confinanti. E’ il segnale evidente della vittoria di Damasco sul piano militare e del rafforzamento politico del presidente Bashar al Assad anche a livello internazionale. Decisiva, in questo senso, è la lotta che la nazione araba ha saputo combattere, per alcuni anni in perfetta solitudine, contro il terrorismo di matrice jihadista: se è vero che i gruppi armati del fondamentalismo islamico (a partire da Daesh) stanno subendo una sconfitta sul piano militare sia in Siria che in Iraq, è altrettanto vero che il terrorismo ha mutato pelle, acquisendo di nuovo quella forma liquida che lo rende imprevedibile e capace di colpire in qualunque parte del mondo, come dimostrano i recenti attentati in Europa.

Per questa ragione, molti Stati che inizialmente hanno supportato le rivolte contro il governo di Damasco, oggi hanno mutato atteggiamento nei confronti di uno Stato che ha saputo combattere efficacemente il terrorismo e le correnti più radicali del mondo islamico. Non stupisce pertanto la positiva ripresa delle relazioni diplomatiche tra la Siria e la Giordania.

La conferma è arrivata dal ministro di Stato per i Media e portavoce del governo, Mohammed Al Momani, nel corso di un’intervista al quotidiano giordano “Al Ghad”. Il ministro ha ricordato, tra le altre cose, come la Giordania per rinsaldare i suoi legami con la Siria si sia opposta in modo netto alla decisione della Lega araba di escludere Damasco temporaneamente dal consiglio e di chiudere le rispettive rappresentanze diplomatiche. Per questa ragione le ambasciate siriana e giordana hanno continuato a lavorare rispettivamente ad Amman e Damasco.

Il portavoce del governo ha sottolineato, inoltre, l’importanza della creazione delle quattro zone di sicurezza in Siria concordate da Russia, Turchia e Iran nel corso della riunione di Astana del 3-4 maggio scorso. Grazie ad una maggiore sicurezza nel sud della Siria, raggiunta con il cessate il fuoco nelle provincie meridionali di Sueida, Quneitra e Deraa, ha aggiunto Al Momani, circa 30mila rifugiati siriani presenti nel campo di accoglienza di Rukban sono stati rimpatriati, mentre circa 50mila sono rimasti.

ALLEANZA SIRIA – LIBANO IN FUNZIONE ANTI ISIS

L’altra novità sul piano regionale è rappresentata dall’alleanza, sempre negata ufficialmente, tra la Siria e il Libano. I due eserciti erano impegnati dal 19 agosto in un’operazione, non coordinata solo sul piano formale, per la liberazione della frontiera con la Siria nei territori sotto controllo dell’ISIS nelle zone delle montagne Al Kaa e Ras Balbek, in quella Valle della Bekaa che è una delle roccaforti di Hezbollah in Libano. Il governo di Damasco ha operato proprio con il sostegno delle milizie sciite del Partito di Dio, mentre i militari di Beirut hanno agito con la benedizione degli Stati Uniti che avrebbero fornito anche un supporto sul piano dell’intelligence. Dopo oltre una settimana di scontri, l’esercito libanese ha annunciato un cessate il fuoco nell’ambito dell’offensiva contro l’ISIS. Il cessate il fuoco è servito a preparare il terreno per la trattativa sul destino dei soldati libanesi prigionieri dei terroristi e per il recupero dei corpi dei militari uccisi dai jihadisti.

Successivamente, a dimostrazione del fatto che tra i governi di Damasco e Beirut si è creato qualcosa di più di un semplice dialogo, si è appreso che Hezbollah e l’esercito siriano hanno smesso di combattere contro l’ISIS al confine con il Libano. Il comando delle forze armate libanesi ad ogni modo, agevolato dall’operazione che contestualmente ha condotto Damasco, ha dichiarato di aver liberato 100 chilometri quadrati dei 120 riconquistati. L’area rimasta tuttora in mano ai miliziani è di circa 20 chilometri quadrati. Secondo quanto riferito dai media locali, alcuni ministri, tra cui il titolare della Difesa, Yaacoub Sarraf, e il capo della diplomazia, Gebran Bassil, si sono recati presso il quartier generale dell’esercito a Ras Baalbek.

RUSSIA: DISTRUTTI IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ARMI CHIMICHE

Intanto la Russia sostiene di aver smantellato gli ultimi due impianti per la produzione di armi chimiche in Siria nelle aree che i governativi hanno liberato dai miliziani. Secondo il generale Igor Kirillov, a capo delle truppe russe per la difesa dalle armi chimiche e batteriologiche, 25 strutture di questo tipo erano già state distrutte precedentemente. “Le ultime due – ha affermato il generale – che si trovavano nel territorio controllato dai miliziani sono state distrutte dopo la liberazione ad agosto e controllate dagli specialisti delle truppe per la protezione nucleare, chimica e batteriologica, e saranno poi presentate agli esperti dell’Opac”.

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