La Turchia getta la maschera: vogliamo un’operazione di terra in Siria


0 Condivisioni

(Francesco Gori) –  Contro il sedicente Stato islamico (Is) in Siria è necessaria una «strategia integrata» con l’impiego anche di «truppe di terra». Parola di Ahmet Davutoglu, primo ministro della nazione che più di tutte, insieme alle alleate Arabia Saudita e Qatar, è accusata di sostenere i terroristi dello Stato Islamico. Il confine «gruviera» della Turchia, infatti, è attrraversato ogni giorno da decine, forse centinaia, di militanti dello Stato Islamico. Un confine dal quale transitano fiumi di denaro e tonnellate di armi che servono a tenere in vita un’organizzazione che il governo di Ankara utilizza per abbattere il nemico Assad, presidente della Repubblica Araba Siriana. Una verità accertata da numerose inchieste giornalistiche di mezzo mondo e da una serie di rapporti dei più importanti servizi di intelligence occidentali.

La stessa partecipazione della Turchia alla coalizione guidata dagli Usa, nata per combattere l’IS in Siria, si è trasformata in una colossale farsa: in realtà l’obiettivo di Erdogan non è quello di sconfiggere il Califfato ma di combattere i curdi – e il Pkk in particolare – e la loro idea di creare uno stato autonomo tra Turchia, Iraq e Siria. Questo è l’obiettivo intermedio. Quello finale, come è noto, è far cadere l’odiato Assad per sostituirlo con un presidente fantoccio gradito agli alleati sunniti delle monarchie del Golfo e alla Casa Bianca.

Ecco perchè non stupisce l’affermazione di Davutoglu. le truppe di terra servirebbero soltanto a contrastare l’azione dell’esercito siriano e dei suoi alleati, dando maggior supporto ai cosiddetti ribelli moderati. Che moderati non sono, visto che la maggior parte dei gruppi armati che combattono in Siria, oltre l’IS e al Qaeda, sono milizia islamiche, spesso di matrice salafita, che vogliono l’introduzione della sharia e la nascita di un emirato in terra siriana.

Le parole del primo ministro sono inquietanti: «Una forza di terra è un qualcosa di cui dobbiamo parlare insieme. È necessaria una strategia integrata che includa una campagna aerea e truppe di terra. Ma la Turchia da sola non può farsi carico di questo onere. Se ci fosse una coalizione e una strategia chiara e integrata, la Turchia è pronta a prendervi parte». Davutoglu ha quindi precisato che senza una strategia efficace contro l’Is si rischia di creare un vuoto di potere nel nord della Siria di cui potrebbe approfittare «un altro gruppo terroristico».

Il riferimento è agli odiati curdi del Pkk, tra i pochi a combattere contro i terroristi dello Stato Islamico. A chiusura del suo ragionamento, Davutoglu ha quindi ribadito la necessità che Assad lasci il potere: «La questione è quando e come Assad se ne andrà». Ecco perchè è ora di mettere gli scarponi sul terreno siriano. La lotta allo Stato Islamico, come è evidente, è solo un banale pretesto.

0 Condivisioni