Elise Stefanik, nominata dal presidente Donald Trump come ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, ha recentemente dichiarato che Israele possiede un “diritto biblico” sull’intera Cisgiordania.
Durante l’udienza di conferma davanti alla Commissione per le relazioni estere del Senato, il senatore Chris Van Hollen ha interrogato la Stefanik riguardo alle sue posizioni sulla questione israelo-palestinese. In particolare, Van Hollen ha chiesto se condividesse le opinioni di alcuni esponenti del governo israeliano, come il ministro delle finanze Bezalel Smotrich e l’ex ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, i quali sostengono che Israele abbia un “diritto biblico” sull’intera Cisgiordania. La Stefanik ha risposto affermativamente, sottolineando il suo sostegno alle rivendicazioni israeliane basate su testi religiosi.
Questa posizione si inserisce in un contesto di tensioni crescenti nella regione. Nello stesso giorno delle dichiarazioni della Stefanik, le forze israeliane hanno condotto operazioni militari in Cisgiordania che hanno portato alla morte di dieci persone. Organizzazioni internazionali, tra cui la Corte Internazionale di Giustizia, hanno in passato dichiarato che la politica di insediamenti di Israele nei territori occupati è contraria al diritto internazionale.
La nomina della Stefanik e le sue dichiarazioni hanno suscitato reazioni contrastanti. Alcuni osservatori temono che tali posizioni possano complicare ulteriormente gli sforzi per una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, mentre altri vedono in esse una riaffermazione del forte legame tra Stati Uniti e Israele. Durante l’udienza, la Stefanik ha anche espresso l’intenzione di rivedere i finanziamenti statunitensi alle Nazioni Unite, criticando l’organizzazione per presunti atteggiamenti antisemiti e sottolineando la necessità di riforme.
(R.S.)