Dopo le armi chimiche, anche il napalm e il fosforo. Nuove accuse ad Assad, media cauti


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(Francesco Gori) – Prima le armi chimiche e ora anche il napalm, il fosforo e le bombe a grappolo. A usarle sarebbe stato, anche questa volta, il presidente siriano Bashar al Assad. La denuncia, rilanciata dai media internazionali senza alcuna verifica delle fonti, arriva dal solito Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) e dai media panarabi che parlano di pesanti bombardamenti da parte del “regime” siriano in molte zone del paese.

I ribelli e i gruppi dell’opposizione armata hanno parlato di attacchi nei quartieri di Tishrin, Qabun, Barze (a Damasco), Daraa, nel sud, nelle regioni tra Hama e Idlib e nei distretti a ovest di Aleppo, nel nord del Paese.  La notizia del presunto uso di napalm e fosforo ha provocato la presa di posizione della Casa Bianca: il portavoce ha minacciato possibili ritorsioni contro la Siria accusandola di usare “metodi brutali” negli attacchi contro i ribelli. L’occasione è servita a mettere al bando, per la prima volta, anche i “barili bomba”. Anche l’uso di questi armamenti è controverso.

Il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, ha rincarato la dose: “Il regno di Bashar al Assad sta per finire. Quanto alla Siria, la Russia deve scegliere se stare con gli Usa e con i paesi che la pensano allo stesso modo o con Assad, l’Iran e Hezbollah”.

Questa volta, però, la notizia ha avuto meno risalto rispetto al presunto attacco chimico a Idlib della scorsa settimana. Appare davvero improbabile l’utilizzo di napalm e fosforo da parte dell’aviazione russa e gli stessi esperti militari sembrano escludere l’utilizzo di queste sostanze. Estrema cautela anche da parte di molti media che temono di rimanere intrappolati nella propaganda dei ribelli jihadisti che stanno giocando l’ultima disperata carta nella lotta contro il governo di Damasco, sempre più forte sul piano militare.

Quella statunitense comunque non è stata la sola reazione: il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha detto che i ministri degli Esteri del G7 hanno all’esame nuove sanzioni contro la Siria e alcuni militari russi. Johnson ha riferito, inoltre, che il sostegno dei russi al presidente siriano Bashar al Assad è stato il tema principale del suo colloquio bilaterale con il segretario di Stato americano Rex Tillerson, prima dell’inizio dei lavori del G7.

Questa volta Stati Uniti e alleati si muovono su un terreno insidioso. Gli alleati di Damasco, Iran e Russia in testa, non sono più disposti ad accettare le azioni unilaterali di Trump e hanno annunciato, con un comunicato congiunto, che reagiranno con  “fermezza a qualsiasi aggressione contro la Siria e ad ogni violazione dei limiti insuperabili, chiunque sarà l’aggressore”.

E’ utile ricordare come il fosforo bianco sia stato usato nel 2006 da Israele contro gli obiettivi militari in Libano e nell’Operazione Piombo fuso a Gaza nel dicembre 2008 e gennaio 2009, In entrambi i casi l’utlizzo contro la popolazione civile è stato prima negato, poi ammesso dalle forze militari israeliane, specificando però che rientrava “nei metodi legittimi di impiego”.

Un’indagine del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, avviata anche in seguito alla distruzione della sede ONU tramite l’impiego di queste armi, ha confermato l’utilizzo da parte delle forze militari di Tel Aviv di missili a base di fosforo bianco. Di fronte a questo crimine di guerra, però, la comunità internazionale è rimasta sostanzialmente indifferente. Un atteggiamento ben diverso rispetto alla Siria di Assad, il cui uso di armi non convenzionali è tutto da dimostrare.

 

 

 
 

 

 

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