Libano: condanne fino a 10 anni di carcere per i seguaci dello sceicco sunnita Ahmed al Asir


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Il tribunale militare libanese ha condannato al carcere i seguaci dello sceicco sunnita Ahmed al Asir colpevoli di aver combattuto contro un’unità dell’esercito libanese a Sidone nel giugno del 2013. Il tribunale ha inferto condanne da 6 mesi a 10 anni di carcere su 54 persone considerate seguaci dello sceicco estremista islamico arrestate la scorsa estate. Al Asir, attualmente in carcere, è accusato di aver creato una formazione armata che minacciava la sicurezza dello stato e aver ucciso ufficiali dell’esercito libanese.

A lungo braccato dai servizi di sicurezza libanesi, l’imam salafita Ahmed al Asir è stato arrestato il 15 agosto 2015 all’aeroporto di Beirut mentre tentava di viaggiare in Nigeria a bordo di un volo diretto al Cairo. Al Asir si è fatto notare sui media in questi anni per i suoi appelli alla jihad contro il movimento sciita Hezbollah e per il suo obiettivo di divenire una figura chiave della comunità musulmana sunnita. Con l’esplosione della guerra in Siria la sua attività ha assunto caratteri particolarmente settari e violenti. La magistratura lo aveva condannato a morte nel 2014 scorso in contumacia per il suo ruolo in una sanguinosa battaglia contro l’esercito libanese a giugno 2013, in cui 17 soldati sono stati uccisi.

Giunto alla notorietà nel 2012 per le sue posizioni contro Hezbollah, grazie all’intensificarsi della crisi in Libia al Asir diviene subito il beniamino dei media locali, incuriositi da questo nuovo predicatore che ha osato sfidare il movimento Hezbollah guidato da Hassan Nasrallah. I suoi primi raduni attraggono solo poche centinaia di sostenitori. Tuttavia nel tempo la complicità di alcuni media sunniti e il sapiente utilizzo dei social network consentono all’imam radicale di radunare folle sempre più consistenti. Le sue posizioni settarie trovano appoggio in diverse roccaforti sunnite e già alla fine del 2012 al Asir è un personaggio di spicco del panorama politico libanese.

Cavalcando l’ondata di frustrazione vissuta da una minoranza di sunniti, abbandonata dalle correnti politiche di riferimento, e provocando con sempre più forza Hezbollah, al Asir inizia a radunare intorno a sé un numero sempre più alto di adepti, aumentando il clima settario del paese. Nel novembre 2012 un confronto tra i sostenitori dello sceicco radicale e membri di Hezbollah scade nella violenza provocando scontri costati tre morti e decine di feriti. In seguito all’evento, al Asir inizia a mutare i contenuti delle sue prediche iniziando ad inneggiare alla Guerra santa e farsi fotografare affiancato da uomini armati di Kalashnikov. Nel frattempo la sua moschea, situata nella periferia di Sidone, diviene una vera e propria fortezza.

L’atto più grave che ha spinto le autorità libanesi al processo e alla condanna a morte in contumacia avviene il 23 giugno 2013 quando i suoi sostenitori attaccano un checkpoint dell’esercito ad Abra, nella periferia orientale di Sidone dove muoiono 17 militari. L’azione spinge le autorità a fare una retata all’interno della moschea, ma al Asir riesce a fuggire. In questi anni l’imam radicale ha lanciato alcuni messaggi audio e video ai suoi seguaci chiamando al Jihad contro Hezbollah e chiedendo ai militari sunniti si disertare dall’esercito libanese. Tali messaggi hanno alimentato voci che nel frattempo al Asir avesse aderito allo Stato islamico divenendo il leader del gruppo terrorista in Libano.

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