Più di 6mila profughi siriani, tra cui donne e bambini, da tempo ammassati in campi informali nel nord del Libano, sono stati investiti negli ultimi giorni da una campagna di sgombero forzato eseguita dall’esercito libanese e dalle forze di sicurezza. Lo hanno denunciato l’Onu e numerosi operatori umanitari internazionali presenti nell’area. Un’emergenza che ha spinto il presidente della delegazione italiana al Consiglio d’Europa, Michele Nicoletti, a presentare un’interpellanza urgente al ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Nel testo si chiede di conoscere «quali iniziative il governo italiano intraprenderà sia in sede di Unione Europea che in sede di Nazioni Unite per garantire il rispetto dei diritti umani dei profughi della guerra civile in Siria e per sostenere lo Stato libanese nello sforzo di accoglienza e protezione».
Dal 30 giugno a oggi militari libanesi hanno sgomberato 95 campi in oltre 12 località sulla regione costiera a nord di Tripoli, a ridosso del confine con la Siria. Dal 2011 a oggi il numero di siriani rifugiatisi in Libano a causa delle violenze in corso nel loro Paese ha sfiorato quota un milione e 200mila persone, su una popolazione totale che non arriva a quattro milioni di persone. L’Onu ha interrotto l’opera di registrazione su pressione del governo di Beirut, che da gennaio ha di fatto chiuso i confini all’arrivo massiccio di profughi siriani e ha imposto norme molto restrittive al loro soggiorno nel Paese dei Cedri. Nei luoghi degli sgomberi delle tende e delle improvvisate strutture sanitarie dei campi rimangono soltanto le tracce e le persone evacuate sono lasciate a loro stesse. Tra gli oltre 6mila sfollati c’è chi non ha avuto altra alternativa che vivere in strada.
L’esercito libanese e le fonti governative interpellate non hanno voluto commentare ufficialmente la notizia. Non sono stati diffusi comunicati stampa sull’argomento e i media di Beirut non hanno finora dato ampio risalto alla vicenda. Il ministro degli esteri libanese Gibran Bassil aveva affermato nei giorni scorsi che «la presenza massiccia di profughi siriani in Libano rischia di distruggere l’equilibrio demografico del Paese». La maggior parte dei profughi siriani nel nord del Libano provengono da regioni siriane a maggioranza sunnita. Si tratta di rifugiati presenti in Libano ormai da almeno due anni. Circa gli sgomberi, i testimoni oculari affermano che l’esercito libanese e le forze di sicurezza hanno dato un preavviso di appena 48 ore.
In alcuni campi vivono alcune decine di persone ma nel caso di quello di Tel Abbas al Gharbi e di Qubbe Chamra, nella provincia di Akkar, gli agglomerati erano popolati, rispettivamente, da 750 e 500 persone. Come riferiscono gli operatori internazionali presenti nella zona, intere famiglie con bambini e anziani sopravvivono all’adiaccio, sotto il sole cocente e senza protezioni. Fino ad oggi sono stati sgomberati soprattutto campi situati vicini a grandi vie di comunicazione. «In Siria non possiamo tornare. In Libano non ci vogliono», hanno affermato alcuni siriani in un campo profughi dell’Akkar ancora non colpito dalla campagna di sgombero. «Non ci rimane che buttarci a mare», hanno aggiunto gli intervistati.
(fonte Ansamed)