(Carla Melis) – Mentre le Nazioni Unite annunciano che, per questioni di sicurezza, lasceranno il paese, le violenze si estendono da Tripoli a Bengasi. L’organizzazione internazionale ha già evacuato il proprio personale. In un’intervista a Le Monde, il portavoce del governo, Ahmed Lamine ricorda che l’organizzazione ha votato una risoluzione nel 2011 per aiutare i libici contro il regime e lascia intendere che ora il governo libico pretenda il ritorno della missione, affinché si tenga fede all’impegno di ripristinare l’ordine nel paese.
Le autorità libiche temono una generalizzazione dei combattimenti: a Tripoli proseguono gli scontri delle forze in campo, con l’utilizzo dell’artiglieria pesante, per il controllo dell’aeroporto, mentre a Bengasi, da metà maggio, le forze dell’ex-generale Haftar affrontano le brigate jihadiste.
Il governo ha tentato una mediazione per ottenere l’arresto dei combattenti, senza ottenere risposta né tantomeno obbedienza agli ordini del governo. Data la situazione, l’esecutivo si è riunito d’urgenza per riflettere sulla possibilità di ottenere un aiuto internazionale, senza elaborare, però nessuna richiesta dettagliata.
Sempre il portavoce Ahmed Lamine fa sapere che il governo non esclude di richiedere al Consiglio di Sicurezza l’intervento dei caschi blu. Il ministro degli Affari esteri si prepara a cominciare le discussioni con le Nazioni Unite per riflettere sulla forma che prenderà l’aiuto internazionale, nella speranza di mettere fine al caos in Libia.