“Dopo che si palesò la debolezza dei governi arabi limitrofi alla Palestina, si formarono gradualmente, sotto forma di gruppi armati palestinesi, cellule di Resistenza organizzata, e poco dopo la loro unione sfociò nell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP). Era una scintilla di speranza che brillò, ma non durò a lungo. Questo fallimento può essere attribuito a vari fattori, ma quello essenziale era la loro separazione dalla popolazione e dal suo credo e fede nell’Islam. L’ideologia di sinistra o i meri sentimenti nazionalisti non erano ciò che richiedeva la questione complessa e difficoltosa della Palestina. Islam, Jihad e martirio sono i fattori che avrebbero potuto incoraggiare un’intera nazione ad entrare nell’alveo della Resistenza e trasformarla in una forza invincibile. Essi non lo compresero. Durante i primi mesi successivi alla vittoria della grande Rivoluzione Islamica, quando i capi dell’OLP avevano trovato un nuovo spirito e visitavano Tehran ripetutamente, chiesi ad uno dei pilastri dell’organizzazione: “Perchè non innalzate la bandiera dell’Islam per guidare la vostra giusta lotta?” La sua risposta fu che vi erano anche dei cristiani tra loro. Successivamente questa persona venne assassinata dai sionisti in un paese arabo e prego Iddio Altissimo di avere misericordia di lui. Ma il suo ragionamento era carente ed incompleto. Io credo che un credente cristiano che combatta al fianco di un gruppo di mujahidin pronti al sacrificio – che compiono il Jihad sinceramente con fede in Dio, nel Giorno del Giudizio e nel sostegno divino – sarà più motivato nel combattere di un cristiano che deve lottare al fianco di un gruppo di persone prive di fede, che si affidano a sentimenti instabili e mancano del supporto leale del popolo.”
Tratto dal discorso tenuto in occasione della “Conferenza di Sostegno all’Intifada Palestinese” tenutasi a Tehran (Repubblica Islamica dell’Iran) il 1 Ottobre 2011.
Traduzione integrale del discorso: http://www.islamshia.org/item/