In merito alla crisi siriana e quelle regionali «l’Italia ha una visione più vicina alla realtà» rispetto alle «politiche illusorie» di altri Paesi e dunque, nel nuovo clima creato dall’accordo sul nucleare, «ci attendiamo segua la propria interpretazione della realtà della regione e aiuti a facilitare gli accordi tra le parti coinvolte, per una soluzione immediata dell’attuale situazione in Siria». Lo ha detto il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Jaber Ansari, rispondendo ad una domanda in conferenza stampa. Ansari ha anche sottolineato che, in questi ultimi anni di difficili rapporti tra l’Iran e l’Europa a causa delle sanzioni, l’Italia ha seguito una propria linea nelle sue relazioni con Teheran, che saranno conseguentemente rafforzate nella fase di attuazione dell’accordo di luglio.
RAPPORTI ECONOMICI – L’Italia è stato il primo partner commerciale dell’Iran in seno all’Unione europea all’inizio del 2006. Gli scambi commerciali ammontavano a 6 miliardi di euro nel 2008. Per l’Italia prima delle sanzioni in Iran erano particolarmente attive Eni, Danieli, Ansaldo, Pirelli, Tecnimont, Technip, Snam Progetti. Il famoso porto di Bandar Abbas fu realizzato dall’Italcontractors, il consorzio guidato da Condotte (Iri-Italstat). Malgrado le sanzioni, Roma ha continuato a mantenere rapporti economici con Teheran ma non commerciali. L’Ice ha invitato gli imprenditori iraniani nelle maggiori fiere. La Confindustria ha sempre monitorato la situazione.
Secondo un rapporto della Sace, tra il 2000 e il 2013 il nostro Paese aveva in Iran una quota di mercato media del 4,6% e il nostro export verso il Paese cresceva a due cifre finché non sono arrivate le sanzioni. Con la prima ondata del 2006 le nostre esportazioni sono calate del 19%, nel 2012-2013 del 25%: il risultato per l’Italia è stata una perdita, a partire dal 2006, di oltre 15 miliardi. Gli iraniani, per tradizione pagatori affidabili, con il divieto Ue del 2012 di trasferimento di fondi tra banche europee e iraniane, sono diventati insolventi e Sace dall’avvio delle sanzioni ha liquidato 600 milioni di euro di sinistri a imprese italiane per esportazioni assicurate in Iran. I settori principali che ne hanno risentito sono, oltre a quello petrolifero, la meccanica strumentale, le apparecchiature elettriche, la chimica, mobili e gioielli.