(Massimo Lomonaco) – A Gaza è credibile che siano stati commessi «crimini di guerra» sia da parte di Israele sia di Hamas e di altri gruppi palestinesi. È l’atto di accusa stilato, dopo mesi di lavoro, dalla Commissione indipendente dei diritti dell’uomo dell’Onu. Un rapporto respinto da Israele, che ha attaccato «l’ossessione» delle Nazioni Unite nei suoi confronti e ha denunciato come «fin dall’inizio fosse già scritta la sua colpevolezza».
Hamas ha invece chiesto che il dossier sia passato ora alla Corte Penale Internazionale (Cpi) da parte dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) per perseguire lo stato ebraico per gli effetti del conflitto del 2014. Una guerra – sostiene la Commissione Onu nel Rapporto di oltre 180 pagine – che è costata alla Striscia «devastazione e sofferenza umana senza precedenti» e che avrà «un impatto sulle generazioni future».
Per questo la stessa Commissione – guidata dal giudice Usa Mary McGowan Davis – ha invitato la «comunità internazionale a sostenere attivamente il lavoro della Corte penale internazionale sui Territori occupati». Per l’indagine entrambi le parti sono dunque responsabili per le accuse di crimini di guerra. Israele per non aver rivisto «la pratica dei raid aerei, neanche dopo che i loro effetti sui civili divennero evidenti». Un fatto che solleva – a giudizio degli estensori del documento – interrogativi «se questa fosse parte di una politica più ampia approvata, almeno tacitamente, dai più alti livelli del governo israeliano».
La stessa Commissione riconosce che le armi usate da Israele non sono «illegali» di per se stesse, ma nota che quei raid e «l’uso estensivo» di strumenti con «vasta capacità di uccidere e ferire» in «aree densamente popolate» comportano «alte probabilità» di fare vittime fra «combattenti e civili in modo indiscriminato». Un’altra accusa a Israele fa riferimento ai numeri: per il Rapporto «in 51 giorni di operazioni a Gaza», con «6mila raid aerei e circa 50mila colpi da terra», sono stati uccisi «1462 civili palestinesi, un terzo dei quali erano bambini», contro «6 civili israeliani».
Un dato contestato dallo Stato Ebraico che in una sua indagine di alcuni giorni fa ha parlato di 2.125 vittime, di cui «almeno 936 (44%) militanti e 761 (36%) civili» fra coloro che sono stati identificati. Per quanto riguarda Hamas e le altre fazioni fazioni palestinesi della Striscia, il Rapporto sottolinea il lancio indiscriminato di migliaia di razzi e colpi di mortaio (quasi 7000) dai Gaza contro Israele con «l’obiettivo di diffondere il terrore tra i civili». Civili, in particolare quelli residenti vicino alla Striscia – aggiunge la Commissione – «traumatizzati» inoltre dalla scoperta di 14 tunnel dalla Striscia usati per attaccare i soldati e «dal timore di poter essere attaccati in qualsiasi momento da uomini armati che sbucavano dal terreno». Il testo denuncia anche l’uccisione da parte di Hamas «di 21 presunti ‘collaborazionistì tra il 5 e il 22 agosto 2014».
Quello dell’Onu – ha tuonato per tutta risposta il premier Benyamin Netanyahu, appoggiato dall’intera leadership del Paese, principali forze d’opposizione comprese – è «un rapporto sbilanciato». «Israele – ha aggiunto, replicando a stretto giro al documento diffuso a Ginevra – non ha commesso crimini di guerra, bensì si è difeso da un’organizzazione terroristica che vuole la nostra distruzione». Per Israele, l’indagine è «motivata politicamente» ed è stata commissionata «da un’istituzione notoriamente prevenuta».
Da Gaza, Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha detto invece che esperti palestinesi si riservano di valutare in dettaglio il contenuto del Rapporto. A suo giudizio risulta comunque confermato «che l’occupazione israeliana s’è macchiata di crimini contro civili», in particolare nel bombardamento d’una scuola dell’Unrwa a Gaza. Da Ramallah, il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat ha infine commentato che «lo stato di Palestina prenderà con la più alta considerazione le raccomandazioni della Commissione. Assicurando il rispetto della legge internazionale».