I venti di guerra soffiano sull’Ucraina. Il blitz lanciato in queste ore da Kiev nell’est russofono del Paese scatenato la dura reazione della Russia. Prima Dmitri Medeved poi il presidente Vladimir Putin hanno avvertito che l’Ucraina oramai è “sull’orlo di una crisi civile”. La crisi ha avuto un’accelerazione inevitabile: incalzata dai nazionalisti di Maidan, che chiedevano risposte forti, Kiev ha deciso di far scattare quella che viene sbandierata come «operazione antiterrorismo», usando l’esercito contro gli insorti filorussi che hanno occupato vari palazzi del potere in una decina di città nell’est del Paese. Un’azione che Washington giustifica, pur ammettendo – per bocca del portavoce della Casa Bianca – che la situazione si va facendo di ora in ora più «pericolosa».
Putin crede ancora nella diplomazia e per questo ritiene importante l’incontro a 4 Russia-Usa-Ue-Ucraina in programma a Ginevra. Iniziativa che il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov aveva messo in dubbio dopo le prime notizie sull’azione militare nell’est. Secondo i media russi, l’attacco ha lasciato sul terreno alcuni morti (secondo alcune fonti quattro, secondo altre 11), e feriti: sarebbero tutti fra gli animatori della protesta.
Intanto blindati ucraini sono comparsi nelle strade di Kramatorsk, nella regione orientale ucraina di Donetsk. Lo riferisce il giornale locale on line ‘Novosti Kramatorska’ (Le notizie di Kramatorsk). Alcuni abitanti tentano di ostacolare il passaggio dei mezzi. Circa 300 i militari ucraini arrivati. Per ora non sono segnalati scontri. A Kramatorsk i filorussi mantengono il controllo del municipio, del commissariato e della sede locale dei servizi segreti.