Lula e l’Amazzonia. Il respiro di una foresta e la speranza di un pianeta


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(Federica Cannas) – L’Amazzonia non è solo una foresta. È un cuore che pulsa per il pianeta, un polmone che respira per tutti. Quando il vento scorre tra i suoi alberi, trasporta un respiro che è vita. Ma negli ultimi anni, quel respiro si è fatto più corto, affannoso, minacciato dalle fiamme e dalla deforestazione.

Con il ritorno di Luiz Inácio Lula da Silva alla presidenza del Brasile, molti si domandano se quest’uomo, che ha già affrontato l’impossibile nella sua vita, possa trasformare il Brasile in un faro globale nella lotta al cambiamento climatico.

Lula è ritornato al potere con una consapevolezza chiara: l’Amazzonia non è solo una questione brasiliana. È un patrimonio globale, un baluardo contro il riscaldamento climatico che rischia di diventare irreversibile. E il mondo osserva con attenzione, sperando che il Brasile torni a essere leader, e non complice, nella distruzione ambientale.

Le promesse di Lula sono ambiziose. Zero deforestazione entro il 2030, un obiettivo che sembra quasi impossibile considerando il danno già fatto. Protezione delle popolazioni indigene, custodi millenarie della foresta, le cui terre sono state troppo a lungo invase da interessi economici. Riforestazione massiccia, per riparare le ferite inflitte alla foresta e al pianeta. Ma le promesse, da sole, non bastano. Servono azioni coraggiose, e Lula lo sa.

Negli anni di Bolsonaro, l’Amazzonia ha subito uno dei peggiori attacchi della sua storia: incendi dolosi, tagli indiscriminati, terre strappate alle comunità indigene, che hanno perso casa, dignità e futuro per fare spazio a piantagioni e miniere. Lula ha ereditato un disastro, ma anche una possibilità: quella di ribaltare il corso degli eventi.

Le sue prime mosse sono state significative. Ha ripristinato il potere degli organi di controllo ambientale, devastati dal precedente governo. Ha istituito un ministero dedicato alla protezione dei popoli indigeni, guidato da Sonia Guajajara, una leader indigena che rappresenta la voce di chi ha sempre difeso la foresta. Il Ministro Guajajara ha avviato importanti operazioni contro il disboscamento illegale, promosso il riconoscimento di nuovi territori indigeni e lavorato per garantire risorse e infrastrutture alle comunità locali, riaffermando il ruolo cruciale degli indigeni nella tutela dell’Amazzonia.

Ma la battaglia per l’Amazzonia è anche una battaglia contro potenti lobby portatrici di interessi economici senza scrupoli che vedono la foresta come un ostacolo, non come una risorsa. Sarà una lotta dura.

Lula non si concentra solo sul Brasile: guarda al mondo intero. Consapevole che il cambiamento climatico è una sfida globale, riconosce il ruolo cruciale che il Brasile può svolgere. Fin dall’inizio del suo mandato, ha sottolineato l’importanza di dare voce all’Amazzonia nei consessi internazionali, esortando i paesi più ricchi ad assumersi le loro responsabilità nella lotta contro la crisi climatica.

E qui sta la sua forza: la capacità di trasformare la giustizia ambientale in giustizia sociale. Perché, per lui, proteggere l’Amazzonia non è solo una questione ecologica, ma anche una questione di diritti umani, di equità, di dignità per le popolazioni che vivono in armonia con la foresta.

Chi ha devastato il pianeta per secoli non può chiedere al Sud del mondo di pagare il prezzo più alto.

La sua visione di un Brasile che guida la lotta al cambiamento climatico non è un sogno irraggiungibile. È una possibilità reale, ma richiede coraggio, determinazione e il sostegno di una comunità internazionale pronta a fare la sua parte.

Lula rappresenta la speranza che la foresta possa continuare a respirare, che il suo battito non si fermi, che il Brasile possa essere un faro per un mondo che lotta per salvare se stesso.

Il destino dell’Amazzonia, del Brasile e, in parte, del pianeta è ora nelle mani di un uomo che ha dimostrato, ancora e ancora, di saper trasformare le difficoltà in opportunità. Solo il tempo saprà dire se Lula riuscirà a vincere la sua battaglia. Ma una cosa è certa: la foresta, con il suo respiro lento e profondo, aspetta. E spera.

 

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