L’ultimo regalo di Bashar al Assad alla Siria


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(Raimondo Schiavone) – Si fa sempre più chiaro il quadro di ciò che è accaduto in Siria negli ultimi mesi e, soprattutto, il motivo per cui il Governo siriano sia crollato in modo così inaspettato e clamoroso.

Dopo anni di resistenza contro le pressioni jihadiste, proprio quando le forze terroristiche sembravano aver perso slancio, la Siria è caduta sotto il controllo di appena 300 uomini, senza che venisse opposta alcuna resistenza.

Non erano certo guidati da Garibaldi, che con i suoi presunti mille riuscì a conquistare il Meridione d’Italia. Eppure, con una forza esigua, hanno ottenuto un risultato che sembrava impossibile, lasciando dietro di sé domande scomode e inquietanti. Erano capeggiati da un tagliagole, già conosciuto agli Stati Uniti, sul quale, peraltro, pendeva una cospicua taglia in favore di chi avesse favorito la sua cattura.

Di fatto, una banda di terroristi ha inghiottito la Siria in un sol boccone, senza incontrare ostacoli. Un’operazione fulminea e quasi surreale, che ha visto un intero Paese cadere nelle loro mani senza opporre resistenza, lasciando il mondo interdetto di fronte a un epilogo così rocambolesco. La vicenda, inizialmente, è apparsa strana ai lettori superficiali di vicende mediorientali, quella stessa mandria di giornalisti che hanno prima festeggiato la cacciata del “dittatore sanguinario” Assad e del suo partito Ba’th e che oggi verificano anche visivamente, essendosi alcuni di loro  precipitati a Damasco, che non sarà una passeggiata per i Siriani, soprattutto per i Cristiani, gli Sciiti, gli Alawiti ed i Curdi.

Sono già iniziate le prime rappresaglie nei loro confronti, con l’accusa, prevedibilmente avanzata dai nuovi governanti, di essere stati sostenitori del regime del Presidente Assad.

Ora questa costatazione superficiale deve però essere validata da ciò che veramente è accaduto in quel contesto negli ultimi 13 anni.

Innanzitutto, i terroristi jihadisti sono stati sostenuti economicamente e militarmente, nel corso degli anni, da Turchia e Israele. Entrambi, seppur mossi da interessi differenti, puntavano alla caduta del governo di Assad e alla trasformazione della Siria in un teatro di confronto per le loro ambizioni politico-militari. Una sorta di campo di battaglia libero dove poter agire senza l’ostacolo di Russi e Iraniani. Non è mai mancato anche il supporto Saudita e,  ovviamente, la regia occulta statunitense o meglio della parte della CIA, quelli che in sostanza avevano dato vita all’ISIS, che tanto aveva spaventato il mondo alcuni anni fa.

Quindi l’occidente ha fatto in modo che cadesse Assad con la sua Siria. Ma tutto ciò non sarebbe stato sufficiente, se non ci fossero stati altri fattori. Troppo facile è stata la caduta di un Governo che reggeva l’impatto terroristico dal 2012.

La Siria è stata sottoposta a sanzioni occidentali fin dal 2012, anno del primo tentativo di rovesciare Assad. In dodici anni, queste sanzioni hanno messo in ginocchio un intero popolo, spingendolo alla disperazione. Un popolo dignitoso, non abituato né all’emigrazione né a vivere di elemosina.

Da qui la scelta del Presidente Assad di farsi da parte, liberando lo spazio e ritirandosi dalla scena. La pressione, sia bellica che economica, era diventata insostenibile per il suo popolo. In accordo con Russia e Iran, ha deciso di abbandonare la Siria al proprio destino, ma non senza offrire al suo popolo un’ultima opportunità.

Ci vorranno decenni prima che i Siriani democratici possano riprendere il controllo del Paese, ma a volte, dalle ceneri di una disfatta, è necessario ripartire. Una scelta dolorosa, ma inevitabile.

Russia e Iran impegnate su altri fronti hanno consegnato la grana Siria a Turchia e Israele, nella consapevolezza che in questa fase non era sostenibile quel peso militare e soprattutto la situazione economica del Paese era allo stremo.

Col tempo, l’atto di generosità del Presidente Assad sarà riconosciuto, anche da quei giornalisti – o presunti tali – che oggi seguono ciecamente le veline sioniste e americane. Già si intravedono segnali di un cambio di prospettiva su ciò che riserverà il futuro di questi territori.

Nel frattempo, però, la spartizione turco-sionista è già iniziata. Il “tagliagole” al governo non si preoccupa di presidiare i confini: il compito è affidato ai suoi alleati temporanei, lasciando il Paese in balia di interessi che di siriano hanno ben poco. Un’amara realtà che, presto o tardi, non potrà più essere ignorata.

 

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