
Il 22 febbraio 2012 un razzo colpì il “centro stampa informale” della città siriana di Homs, uccidendo la famosa giornalista statunitense Marie Colvin e il fotografo francese Remi Ochlik, ferendo altri due giornalisti e un interprete. Per quell’uccisione, a distanza di 13 anni, un tribunale francese ha emesso un mandato di arresto per sette ex alti funzionari siriani, tra cui l’ex presidente Bashar al-Assad. I mandati di cattura francesi sono stati firmati il 19 agosto dai giudici inquirenti dell’unità per i crimini contro l’umanità del tribunale di Parigi, ma la decisione è stata resa pubblica soltanto ieri. L’accusa è, appunto, di complicità in crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
La notizia arriva direttamente da una fonte giudiziaria e da un’organizzazione per i diritti umani. Le autorità francesi hanno emesso un ordine di cattura anche contro suo fratello Maher al-Assad, che all’epoca era di fatto il capo della quarta divisione corazzata siriana, il capo dell’intelligence Ali Mamlouk e l’allora capo di stato maggiore dell’esercito Ali Ayoub, tra gli altri.
Il Centro siriano per i media e la libertà di espressione ha affermato che l’indagine giudiziaria francese ha accertato che l’attacco aveva deliberatamente preso di mira giornalisti stranieri. “L’indagine giudiziaria ha chiaramente stabilito che l’attacco al centro stampa informale di Bab Amr rientrava nell’intenzione esplicita dell’allora regime di prendere di mira i giornalisti stranieri per limitare la copertura mediatica dei suoi crimini e costringerli a lasciare la città e il Paese”, ha affermato in una dichiarazione Mazen Darwish, avvocato e direttore generale del Centro siriano per i media e la libertà di espressione, organismo vicino al nuovo governo siriano.
Anche la Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH), con sede a Parigi, ha osservato che i giornalisti erano entrati clandestinamente nella città assediata per “documentare i crimini commessi dal regime di Bashar al-Assad” e sono stati vittime di un “attentato mirato”.
Clemence Bectarte, avvocato della FIDH e dei genitori di Ochlik, ha accolto con favore l’iniziativa del tribunale francese e ha definito i mandati di cattura “un passo decisivo che apre la strada a un processo in Francia per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dal regime di Bashar al-Assad”. Anche il fotografo britannico Paul Conroy, la reporter francese Edith Bouvier e il traduttore siriano Wael Omar erano rimasti feriti nell’attacco al centro stampa informale dove lavoravano.
È il primo passo verso la fine di una vile impunità”, ha detto la Bouvier, che era rimasta intrappolata nel centro stampa preso di mira dal razzo: “È stato lungo, ma finalmente ci stiamo arrivando, è meraviglioso”. Il centro stampa era ospitato in un edificio nel quartiere di Bab Amr a Homs , all’epoca roccaforte dell’Esercito Siriano Libero. Quando l’edificio fu attaccato, i giornalisti all’interno cercarono di fuggire.
La giornalista americana Marie Colvin, 56 anni, che lavorava per il Sunday Times ed era nota per i suoi reportage coraggiosi e per la benda sull’occhio, e il fotografo francese Rémi Ochlik, 28 anni, erano stati i primi a uscire dall’edificio. Entrambi vennero uccisi sul colpo da un colpo di mortaio.
“È stato chiaramente stabilito che l’attacco al centro stampa informale rientrava nell’intenzione esplicita del regime siriano di prendere di mira i giornalisti stranieri per limitare la copertura mediatica dei suoi crimini e costringerli ad abbandonare la città e il Paese”, ha affermato la reporter francese che ha anche elogiato il giornalista siriano Samer Al Deyaei per aver documentato il caso.
Allo stato attuale, però, non è dato sapere su quali prove si basi effettivamente l’indagine della magistratura francese dalla quale sono scaturiti, a distanza di oltre 13 anni dai fatti, i mandati di arresto per Assad e i funzionari di governo incriminati.
L’indagine francese è iniziata nel marzo 2012, quando la procura di Parigi ha aperto un caso per omicidio e tentato omicidio di cittadini francesi. Nell’ottobre 2014 è stato ampliato per includere i crimini di guerra e nel dicembre 2024 per includere i crimini contro l’umanità: una mossa senza precedenti per un caso che coinvolgeva dei giornalisti. Anche se Assad e gli altri non dovessero mai essere processati di persona, gli avvocati per i diritti umani affermano che i mandati di cattura francesi inviano un messaggio forte.
Bectarte ha affermato che il riconoscimento del ruolo personale di Assad nell’attentato di Homs è stato un “passo decisivo” che potrebbe aprire la strada a un procedimento in Francia. Secondo la reporter Bouvier, “la mossa è stata soprattutto simbolica. Anche se sarà difficile ottenere l’arresto di Assad, il suo nome è lì.”
La Francia non è stato l’unico Stato europeo a muoversi. Lo scorso 22 giugno, infatti, le autorità tedesche hanno arrestato un medico siriano accusato di avere commesso torture a servizio del regime del Presidente siriano, Bashar al-Assad. Si tratta del terzo ufficiale siriano detenuto in Germania con l’accusa di crimini contro l’umanità. Il 23 aprile si è infatti aperto davanti al tribunale di Coblenza il primo processo al mondo per le torture di Stato commesse in Siria, che vede imputati due ufficiali dei servizi di sicurezza, a capo della prigione Al-Khatib di Damasco. Si tratta, secondo Berlino, di procedimenti che rappresentano un momento fondamentale per la giustizia penale internazionale. Mai prima d’ora casi fondati sul principio della giurisdizione universale in Germania avevano riguardato ufficiali di uno Stato straniero.