di Tahar Lamri
“Marocco, gli islamisti vincono le elezioni”, così hanno titolato, unanimi, i giornali. In qualsiasi altro contesto i titoli sarebbero stati “Voto in Marocco. Il Partito Giustizia e Sviluppo riconfermato”, oppure “Marocco, il Partito ecc. vince le elezioni”. Nei contesti arabo-islamici, pare, qualsiasi partito in odore di islam è islamista: sottinteso oscurantista, jihadista, anti democratico, ecc.
Nessuno dice che il Pjd (Partito Giustizia e Sviluppo), che si definisce “partito politico nazionale” e nulla più, già al governo dal 2011, ha governato assieme agli ex comunisti del Partito del Progresso e del Socialismo, al partito di centro-destra RNI (Raggruppamento Nazionale degli Indipendenti), ai liberali del MP (Movimento Popolare). E che, anche questa volta, il PJD dovrà formare un governo di coalizione ed è probabile che non ce la farà e che il governo lo formi il secondo partito emerso da queste elezioni, il PAM (Partito dell’Autenticità e Modernità). Nessuno parla della società civile marocchina, una delle più dinamiche del cosiddetto mondo arabo.
Il PJD al governo non ha mai promosso una legge che si possa definire islamica. E’ stato semplicemente un buon esecutore dei programmi del Fondo Monetario Internazionale che hanno impoverito di più il Marocco dimenticato, quello nascosto, quello non utile.
Lo spauracchio islamista è un albero buono per nascondere tutte le foreste, anche la tanta decantata foresta della volontà popolare, quando si parla di quella parte del mondo.