(Alessandro Aramu) – Chi è davvero John McCain? In molti lo ricordano come il candidato dei repubblicani alle presidenziali americane che nel 2008 perse con Barack Obama, ma il senatore è qualcosa di più di un semplice uomo politico. Ne è convinto Thierry Meyssan, fondatore di Réseau Voltaire, un osservatore che conosce il Medio Oriente come le proprie tasche. McCain, a suo avviso, è uno degli uomini che la Casa Bianca utilizza come copertura per condurre azioni segrete all’estero. Meyssen, a sostegno della sua tesi, fornisce una serie di prove, rafforzate da alcune immagini, note all’opinione pubblica, che ritraggono l’uomo politico americano persino con l’attuale Califfo dello Stato Islamico, l’uomo più pericoloso al mondo secondo il presidente Obama.
A quel tempo bisognava abbattere a tutti i costi il presidente siriano Bashar al Assad e l’Occidente, Stati Uniti in testa, erano pronti a scendere a patti con chiunque, terroristi compresi. Perché, sia chiaro, non basta all’amministrazione americana aver ucciso Osama bin Laden per affermare di aver combattuto il terrorismo islamico.
Se oggi in Siria e in Iraq esiste la più grande organizzazione criminale che la storia recente abbia conosciuto lo si deve proprio agli Stati Uniti che hanno utilizzato alcuni pericolosi gruppi jihadisti in maniera strumentale per far cadere Damasco. Non erano né ribelli né rivoluzionari, il loro obiettivo non era portare la democrazia ma il caos e il terrore. Hanno condotto una guerra per procura finanziata soprattutto dai alcuni paesi del Golfo, in particolare il Qatar e il Kuwait. Anche la Turchia di Erdogan e l’Arabia Saudita hanno fatto la loro parte. Quei gruppi sono cresciuti e, nel giro di pochi anni, sono diventati una potenza di fuoco capace di fare proseliti in tutto il mondo, con un reclutamento che avviene attraverso i social media e l’uso della lingua inglese, quella dei nemici imperialisti.
Quando i governi occidentali, come ha fatto recentemente il presidente francese Hollande, ammettono di aver finanziato i ribelli siriani devono essere consapevole di aver finanziato soprattutto quel terrorismo che ora si impegnano a contrastare. L’Occidente non faceva distinzione tra ribelli buoni e ribelli cattivi. Per Europa re Stati Uniti erano tutti buoni in quanto utili a far cadere “il regime di Damasco”. Quei pochi buoni, sinceri rivoluzionari siriani, se ci sono stati sono spariti nel giro di pochi mesi, forse settimane, lasciando il posto a brigate di fanatici provenienti dall’estero al soldo di chiunque fosse in grado di pagarli. Non avevano a cuore il bene della Siria ma solo il vile denaro accompagnato dalla brutale violenza.
In questo contesto si è mosso John McCain. In Libano, ad esempio, il senatore repubblicano ha incontrato a Beirut alcuni uomini del Movimento del Futuro (il partito sunnita di Saad Hariri), che, attraverso il parlamentare Okab Sakr, ha organizzato un colossale traffico di armi verso la Siria, utilizzando la Turchia come una delle sue basi. Al termine della sua visita, nel febbraio del 2011, McCain ha visitato, o meglio ispezionato, il confine siriano e una serie di villaggi, tra cui Ersal, che sono stati utilizzati come base per i mercenari nella guerra contro Assad. Da lì a poco sarebbe incominciato il caos in Siria. Soltanto una coincidenza?
Thierry Meyssan ricorda come l’ex candidato alle presidenziali Usa in precedenza aveva presieduto una riunione organizzata dalla NATO al Cairo per lanciare la “primavera araba” in Libia e Siria. A quella riunione prese parte anche una folta delegazione di siriani che vivono all’estero. Tutto questo è contenuto in un rapporto dei servizi segreti stranieri. L’incontro presieduto da McCain faceva parte chiaramente di un piano programmato da tempo da Washington; un piano che prevedeva un attacco in Libia e in Siria per far cadere Gheddafi e Assad. Un piano sostenuto anche da Regno Unito e Francia, gli unici due alleati europei che hanno condiviso fin dall’inizio questa strategia per riscrivere gli equilibri in Medio Oriente.
C’è poi il “viaggio illegale”, così lo chiama Meyssan, nel maggio del 2013. McCain è giunto in Siria attraverso il confine con la Turchia e ha incontrato vicino a Idlib i leader dell’opposizione armata. Questo vertice è stato organizzato da Emergency Task Force, un’organizzazione siriana che, contrariamente al suo nome, è guidata da un impiegato palestinese dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC). Si tratta di un gruppo di pressione americano noto per il forte supporto allo stato di Israele. È considerato il più potente e influente gruppo d’interesse a Washington. L’associazione si definisce la “lobby statunitense pro-Israele” ed è un’organizzazione di massa i cui componenti comprendono democratici, repubblicani e indipendenti. Il viaggio di McCain è stato reso pubblico solo al suo ritorno a Washington.
In Siria il senatore repubblicano si è fatto fotografare con dei compagni non propriamente affidabili. In primo luogo Mohammad Nour, portavoce della Brigata Tempesta del Nord, confluita poi nel Fronte al Nusra, ovvero il braccio di al Qaeda in Siria. Questo gruppo è responsabile del rapimento di 11 pellegrini sciiti libanesi nel maggio del 2012. Una sigla terrorista che i media hanno continuato a indicare per molto tempo come semplice “gruppo di ribelli siriani”. La foto ha scatenato l’ira delle famiglie dei pellegrini rapiti che hanno presentato subito dopo una denuncia alla magistratura libanese contro il senatore McCain per concorso in sequestro di persona. È bastato questo e il gran rumore sulla stampa di mezzo mondo per trovare un accordo e far rilasciare gli ostaggi.
In quell’incontro, come attesta una foto, McCain ha incontrato anche il generale di brigata Idriss Salem, capo dell’Esercito siriano libero, e Ibrahim al-Badri, noto anche come Abu Bakr al-Baghdadi, autoproclamato Califfo dello Stato Islamico in Siria e in Iraq, in precedenza leader dell’ISIS. L’uomo politico ha mentito due volte: la prima quando ha affermato di aver incontrato solo esponenti siriani (al Badri è un iracheno di Samarra), la seconda quando ha detto di aver parlato con gli uomini dell’Esercito siriano libero. È evidente che in quell’incontro McCain ha parlato con tutta l’opposizione, compresa quella fondamentalista islamica rappresentata da ISIS e al Qaeda. Che personaggio sia McCain è poi attestato dalle sue parole: “Le persone che ho incontrato sono moderati che si può fidare”
Come mai un senatore americano ha potuto incontrare un uomo che dal 4 ottobre 2011 figura nella lista dei cinque uomini più ricercati dagli Stati Uniti, un terrorista sulla cui testa pende una taglia da dieci milioni di dollari? Si tratta di un uomo che il Comitato per le sanzioni delle Nazioni Unite ha incluso nella lista nera dei terroristi in quanto membro di al Qaeda. Soltanto un mese prima di incontrare McCain, Ibrahim al-Badri aveva fondato lo Stato Islamico in Iraq e Levante (ISIS). Questa sigla apparteneva a quel tempo allo Stato maggiore dell’Esercito Libero Siriano, definito “moderato” dall’ex candidato alle presidenziali americane.
Il Califfo dello Stato Islamico ha rivendicato l’attacco alle carceri di Taj e di Abu Ghraib in Iraq e ha fatto evadere tra i 500 e 1000 jihadisti che hanno aderito alla sua organizzazione. Questo attacco è stato coordinato con altre operazioni quasi simultanee in altri otto paesi. Ciò dimostra il carattere transnazionale di questa sigla, che gode di ingenti finanziamenti dall’estero e che, grazie al controllo di pozzi di petrolio e giacimenti di gas, oggi può commercializzare i “propri prodotti” ricavando dalla vendita ingenti quantità di denaro da destinare alla guerra. Molti combattenti fuggono da altre organizzazioni jihadiste e dallo stesso Esercito Libero Siriano per combattere sotto le insegne dello Stato Islamico.
“In nessun paese del mondo, – scrive Thierry Meyssan – indipendentemente dal suo sistema politico, si dovrebbe accettare che il leader dell’opposizione sia in contatto diretto e pubblico con un terrorista molto pericoloso che il paese al quale appartiene sta cercando”.
Le fotografie che mostrano McCain con pericolosi terroristi certificano una realtà che soltanto pochi osservatori indipendenti hanno voluto vedere. In Siria non esiste una rivoluzione e non esistono ribelli moderati (la definizione già di per se è una contraddizione in termini). Sul campo non vi era (e non vi è) alcuna differenza tra Esercito Siriano Libero, Stato Islamico, Al Nusra e vari gruppi jihadisti che imperversano nel paese.
Come sostiene giustamente Thierry Meyssan tutte queste sigle sono composte dagli stessi individui che cambiano continuamente bandiera. Oggi la più attrattiva è quella nera dello Stato Islamico, sotto la quale combattono un numero imprecisato di stranieri che nulla hanno a che fare con la democrazia e la pace in Siria. Qualunque sia l’etichetta, questi uomini procedono con gli stessi abusi: rapimenti, stupri, torture, decapitazioni, crocifissioni. Loro sono i veri nemici della Siria e del popolo siriano. E questi nemici sono stati aiutati, su tutti, da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Guarda caso proprio i paesi che oggi dicono di voler combattere il terrorismo dello Stato Islamico in Iraq e Siria.
Alessandro Aramu (1970). Giornalista, direttore della Rivista di geopolitica Spondasud. Autore di reportage sulla rivoluzione zapatista in Chiapas (Messico) e sul movimento Hezbollah in Libano, ha curato il saggio Lebanon. Reportage nel cuore della resistenza libanese (Arkadia, 2012). È coautore dei volumi Syria. Quello che i media non dicono (Arkadia 2013) e Middle East. Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia Editore 2014).
APPROFONDIMENTO
John McCain, le chef d’orchestre du « printemps arabe », et le Calife