(Raimondo Schiavone) – Nell’era di Barack Obama nasce il “Terrorismo moderato”. Oramai mancava solo quest’ultima palese contraddizione per consentirci di dare un giudizio chiaro e definitivo sul primo Presidente nero degli Stati Uniti d’America.
L’idea di Obama di finanziare i ribelli moderati in fuga dalla Siria, posizionati al confine con il nuovo Califfato islamico dell’Iraq e del Levante governato dall’ISIL, è la cartina di tornasole dell’immensa contraddizione circa la reale volontà americana di combattere il terrorismo integralista islamico. Distinguere fra sanguinari più o meno moderati operanti in Medio Oriente è una tale aberrazione che fa riflettere sui metodi usati nel passato dagli Stati Uniti per combattere il terrorismo nei vari interventi militari che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio.
Si spiega in questo modo la politica americana altalenante in Afghanistan nei confronti dei Talebani e quella in Iraq tesa, nella prima fase, a foraggiare il dittatore Saddam Hussein e poi ad abbatterlo. Ma in questa logica si spiegano anche numerose azioni militari di alcune fazioni terroristiche nel Mali ed in Libia, dove gli americani hanno giocato con la vita di centina di migliaia di civili come se il dominio sul mondo si esercitasse davvero attraverso una fantomatica ma anche gigantesca partita di “risiko”, dove la spregiudicatezza è l’arma vincente. Unica distinzione fra Obama e i suoi predecessori è la capacità di dichiarare con estrema leggerezza le proprie “porcherie” riuscendo a giustificarle e sostenerle con il credito accumulato alla sua elezione, quando è riuscito ad abbindolare il mondo intero con la sua storia da principe azzurro e la sua maschera da Presidente democratico e nero.
Un’eredità che gli consente appunto di poter chiedere al Senato americano, e di giustificare davanti all’opinione pubblica internazionale, una spesa straordinaria finalizzata ad armare dei terroristi con il palese disegno di lanciarli contro altri terroristi. Non curante dell’effetto che tutto ciò può provocare nell’area al confine fra Siria e Iraq già martoriata da una guerra che in questi ultimi tre anni ha fatto migliaia di morti.
Dimenticando o facendo finta di farlo, che quei terroristi che i giorni scorsi hanno messo a ferro e fuoco il nord dell’Iraq trucidando civili e militari, sono stati armati ed addestrati in questi anni da forze occidentali attraverso i denari dei Principi del Golfo per combattere contro la Siria di Bashar Al Assad.
Mentre Obama continua la sua terribile partita a “risiko” nello scacchiere mediorientale, quel manipolo di guerriglieri armati ed assetati di sangue continua la sua avanzata in Iraq, politicamente incoraggiati proprio da quel Paese che della battaglia al terrorismo islamico integralista aveva fatto una vera e propria “guerra santa” dopo quel fatidico 11 settembre.
Se non fosse per l’interposizione delle milizie governative irachene, sostenute dai civili sciiti arrivati in soccorso dell’esercito e dell’aiuto offerto al Governo di Nuri al- Maliki dal Presidente russo Putin, i terroristi dell’ISIL oggi marcerebbero liberamente su Bagdad. Mentre i russi hanno inviato al Governo legittimo Iracheno aerei da combattimento Sukhoi per opporsi all’avanzata dei jihadisti sanguinari, il Presidente Obama ha inviato in Medio Oriente i suoi emissari e, in particolare il Segretario di Stato John Kerry, per delegittimare l’attuale Governo già debole del Presidente eletto in Iraq. Un atto sconsiderato in un momento nel quale la logica politica avrebbe suggerito un sostegno a quel Governo, solo pochi anni fa, lasciato solo a rigenerare un Paese distrutto dagli stessi americani dopo la débâcle della guerra al dittatore Saddam Hussein.
Un comportamento, quello americano, teso esclusivamente a continuare a legittimare lo strapotere delle monarchie Sunnite del Golfo a discapito di un possibile dialogo con la Repubblica Islamica dell’Iran, mantenendo ed enfatizzando divisioni del passato, attuando con scientificità il detto romano “Divid et imperat”.
La storia, quella vera, ci regalerà molte sorprese sulla vera maschera di Barack Obama, su cosa è veramente stato. Ma nel frattempo le orde jihadiste insanguinano la Mesopotamia come se si girasse un remake di un vecchio film che ricorda le invasioni ottomane del XIV e XV secolo.
Raimondo Schiavone (1966). Giornalista. Laurea in giurisprudenza, è segretario generale del Centro Italo Arabo Assadakah. Vice presidente della Camera di Commercio Italo Araba. Esperto in progetti di cooperazione allo sviluppo e relazioni internazionali con i Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo. E’ coautore di numerosi volumi, ha curato i saggi Syria, quello che i media non dicono (Arkadia) e Middle East. Le politiche nel mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria (Arkadia).