È arrivata, tramite il Responsabile delle Relazioni con l’Estero, Raed Amer, la dichiarazione del Presidente della Palestinian Prisoners Society, Qaddura Fares, sul caso di Mohammed Allan, l’avvocato Palestinese riarrestato dopo un periodo di ricovero presso il Barzilai Hospital di Ashkelon, dove era stato trasportato a causa del deteriorarsi del suo stato fisico, conseguenza dei 66 giorni di sciopero della fame, attuati per protestare contro la sua detenzione amministrativa.
Qaddura Fares scrive che “l’arresto di Allan, deciso dal procuratore militare dell’occupazione e dalla cosiddetta Corte Suprema di Giustizia, è l’ultimo atto del gioco di Israele nei confronti del detenuto, riportato in carcere non appena le sue condizioni di salute si sono stabilizzate ed è stato in condizione di lasciare il Barzilai Hospital.”
Aggiunge che “era chiaro sin dall’inizio che la decisione dell’occupazione fosse sospendere la sua detenzione amministrativa, in vista di un miglioramento fisico, ma non di annullarla. Il Club dei Prigionieri Palestinesi aveva chiarito, al momento, la sua posizione in merito alla decisione e sconsigliato ad Allan di fare quest’accordo con Israele”, perché ” la decisione della Corte Suprema era apparsa chiara ed erano evidenti le cattive intenzioni verso il prigioniero Allan, messe in atto con la decisione adottata nel riarrestarlo.”
Quando Tel Aviv aveva trasferito Allan nel Barzilai Hospital, il 21 agosto scorso, ai medici era stato chiesto di alimentarlo forzosamente, secondo una pratica che la Knesset ha approvato la scorsa estate. Ma non solo i medici del Barzilai Hospital, bensì tutta l’Associazione dei medici israeliani, avevano rifiutato di praticare quella che, secondo il loro codice deontologico, è una forma di tortura.
Mohammed Allan è stato condotto nell’ospedale del carcere di Ramla, e la sua detenzione amministrativa è stata rinnovata fino alla scadenza, prevista per il 4 novembre, data in cui potrà essere rinnovata ancora di 6 mesi in 6 mesi.