(Francesco Gori) – Dimenticati da tutti, soprattutto dai governi e dai media che dal 2012 tentano in tutti i modi di abbattere il governo del presidente Bashar al Assad. Sono le oltre duemila persone, tra cui donne e minori, detenute in Siria negli ultimi 3 anni dai gruppi delle opposizioni armate, i cosiddetti “ribelli”.
La denuncia è contenuta in un rapporto della Rete siriana per i diritti umani, una delle piattaforme più autorevoli per il monitoraggio delle violazioni in Siria. Lo studio è stato condotto nelle regioni controllate da miliziani anti-Assad in un periodo che va dall’inizio del 2012 all’aprile 2015. Delle 2043 persone imprigionate in 3 anni, 137 sono stati minori e 875 donne. Sette prigionieri sono morti sotto tortura.
Una notizia che si aggiunge alla mole di prove raccolte contro i gruppi armati anti-Assad accusati da più parti di essere autori di crimini di guerra. Si tratta degli stessi gruppi che l’Occidente finanzia, addestra e arma con l’obiettivo di far cadere il governo di Damasco. Tra le accuse vi è anche quella di reclutare bambini di dieci anni e di usare armi non convenzionali, come le armi chimiche (in particolare le bombe al cloro). Ci sono poi i crimini dell’ISIS, documentati da tutte le organizzazioni umanitarie: esecuzioni e amputazioni pubbliche, massacri, attacchi, torture e violenze sessuali commesse nei confronti delle donne e, persino, delle bambine. Un quadro atroce che si arricchisce ogni giorno, come dimostrano le notizie che arrivano dalla Siria, di crudeltà e nefandezze di ogni tipo.