
Si chiama Ronen Bar ed è il leader dello Shin Bet, l’Agenzia di sicurezza di Israele, oggi la mina vagante sulla quale potrebbe essere (finalmente) finita l’era Netanyahu.
L’affaire Shin Bet è diventato molto più pesante del previsto. E la rimozione del suo capo, Ronen Bar, è stata oggetto anche di una decisione della Corte Suprema israeliana. “In base alla decisione della Corte Suprema, è vietato intraprendere qualsiasi azione che mina lo status del leader dello Shin Bet, Ronen Bar. E’ vietato nominare un nuovo capo dello Shin Bet e non è nemmeno consentito iniziare colloqui per sostituirlo”, questo si legge in un messaggio indirizzato al Primo Ministro di Israele dalla procuratrice generale Baharav-Miara.
Netanyahu tira dritto, “Lo Stato di Israele è uno stato di diritto e, in base alla legge, il governo israeliano decide chi sarà il capo dello Shin Bet”. E contro il licenziamento di Bar sono scese in piazza migliaia di persone, ma sono arrivati anche i commenti dell’ex ministro Gantz: ”La rimozione di Bar è un colpo diretto alla sicurezza dello Stato e all’unità della società israeliana per motivi politici e personali”. Oltre a Bar, la stessa procuratrice è finita nel mirino dell’esecutivo che ha in programma una riunione per aprire una procedura di impeachment nei suoi confronti.
Ma veniamo al dunque. Quali sono i “motivi politici e personali” che renderebbero pericoloso Bar?
Ce lo chiarisce Uri Misgav, del giornale Haaretz – che con grande coraggio, ben conoscendo le conseguenze delle sue dichiarazioni, espone i motivi dell’allontanamento di Bar. Un uomo che “sa molte cose, molte di più di quelle che sa Netanyahu stesso e quelli legati strettamente a lui”.
“Netanyahu ha chiesto al capo dello Shin Bet di rinviare la sua testimonianza e, di fatto, di annullare il suo processo penale per motivi di sicurezza nazionale – e gli è stato negato. Ha chiesto al capo dello Shin Bet di agire contro le proteste, l’opposizione e voci critiche nei media usando pretesti di sicurezza – e gli è stato negato. (Gidi Weitz e Jonathan Lis hanno rivelato su Haaretz che a Bar è stata fatta anche un’esplicita richiesta da parte del Primo Ministro di proibire ai giornalisti di riportare la sua posizione e le sue attività, cosa che io stesso faccio quotidianamente con rigore, entro i limiti della censura, nella convinzione che ciò sia di pubblico interesse. Sua moglie e suo figlio hanno persino intentato una causa contro di me a riguardo, che è stata respinta.)”
La serie di NO che Bar ha opposto al Primo Ministro e ribadito nella sua dichiarazione alla Corte Suprema sono impressionanti. “Ha fatto semplicemente il suo dovere. Chi è nella sua funzione deve essere capace di opporre un rifiuto, quando la sicurezza dello Stato viene messa in pericolo. Anche dalle azioni di un Primo Ministro eletto dal popolo.”
Come diceva Hannah Arendt, dunque, “si può sempre dire un sì o un no”. Anche a rischio della propria carriera (e della propria vita).
“Netanyahu ha chiesto al capo dello Shin Bet di impegnarsi personalmente al suo fianco in caso di un conflitto costituzionale con la Corte Suprema – e gli è stato negato. Ha chiesto di incontrarlo senza la presenza del segretario militare, senza registrazioni, verbali o stenografi.” Misgav è sgomento, non è mai accaduto nella storia di Israele un’insieme di reati, storture e deformazioni della realtà così evidente.
“Poveri occhi che leggono queste cose”, prosegue Mizgav. Secondo Bar, lo Shin Bet ha ripetutamente messo in guardia contro la politica del governo nei confronti di Hamas e il suo rafforzamento, si è opposto all’approccio difensivo e ha proposto operazioni offensive mirate, che sono state rifiutate. Il Qatargate è un caso di spionaggio gravissimo, con danni e rischi enormi alla sicurezza di Israele, inclusa un’inquietante operazione organizzata per destabilizzare il trattato di pace con l’Egitto.
Il capo dello Shin Bet è stato rimosso dal team negoziale per il rilascio degli ostaggi senza una giustificazione (implicitamente, per sabotare eventuali accordi sugli ostaggi). Il suo licenziamento e la “perdita di fiducia” improvvisa nei suoi confronti non sono legati agli eventi del 7 ottobre, ma nascono negli ultimi mesi a causa di quanto sopra, inclusa l’inchiesta sul caso Bild, e il sostegno di Bar alla creazione di una commissione d’inchiesta statale sul massacro e il fallimento della sicurezza israeliana.
Bar dedica nella dichiarazione una parte dettagliata alla sequenza degli eventi e agli allarmi della notte prima del 7 ottobre, smentendo la terribile calunnia diffusa dall’entourage di Netanyahu secondo cui lo Shin Bet avrebbe consapevolmente deciso di non impedire l’invasione di Hamas anche dopo averne compreso l’imminenza. Si può presumere che la parte segreta della dichiarazione getti ulteriore luce su ciò che è accaduto – e non accaduto – in quelle ore oscure nei domini dell’intelligence, dell’esercito e del governo.
Con coraggio ammirevole, si menziona anche la campagna di incitamento e diffamazione contro l’organizzazione e il suo capo, iniziata con le indagini sui collaboratori di Netanyahu. Lo Shin Bet, com’è noto, possiede strumenti per rilevare e analizzare incitamento sistematico, diretto e organizzato. Netanyahu, che lui e la sua famiglia sono protetti con milioni di shekel all’anno – anche a Miami – lo sa bene.”
Tutto è scritto con parole chiare e semplici, senza chiacchiere legali o acrobazie verbali. Di fatto, è un atto d’accusa, non una semplice dichiarazione. Più duro e grave di qualsiasi rapporto di una commissione d’inchiesta statale o sentenza mai redatta in Israele. “Da Kfar Qessem a Sabra e Shatila, dalla guerra del Kippur alla Seconda guerra del Libano – mai prima d’ora un Primo Ministro israeliano è stato accusato di un simile dolo, sebbene molti abbiano fallito, sbagliato e commesso errori.
Perché mai c’è stato qualcuno come Netanyahu, che ha consapevolmente tentato di distruggere la democrazia israeliana e l’esistenza stessa dello Stato per proteggere i suoi interessi personali e familiari. L’unica conclusione pratica da questo documento è che Netanyahu dovrebbe essere posto in custodia cautelare, per salvare lo Stato di Israele. Adesso.”