Netanyahu: “Bombardate tutto a Gaza”. Rivelata la conversazione choc delle prime 48 ore di guerra


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(Raimondo Schiavone)  – Emergono nuovi dettagli drammatici sulle prime convulse ore della guerra a Gaza. Secondo quanto riportato in esclusiva dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, una conversazione ad alta tensione si sarebbe svolta tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’allora capo di stato maggiore Herzi Halevi.

Sarebbe stato Halevi a informare il governo: “Abbiamo bombardato 1.500 obiettivi a Gaza.” Ma la sua comunicazione non avrebbe soddisfatto Netanyahu, che – secondo la ricostruzione – avrebbe reagito con furia: avrebbe sbattuto la testa sul tavolo, gridando: “Perché solo 1.500? Perché non 5.000?”

A quel punto, Halevi avrebbe replicato con tono freddo ma lucido: “Non abbiamo 5.000 obiettivi approvati; ne abbiamo solo 1.500″. La risposta non avrebbe placato il premier, che secondo la fonte avrebbe sbottato: “Non mi interessano gli obiettivi: distruggete le case. Bombardate tutto a Gaza.”

Parole che gettano un’ombra inquietante sulle scelte strategiche del governo israeliano nelle prime ore di conflitto e che, se confermate, potrebbero aprire a ulteriori interrogativi sulla proporzionalità della risposta militare israeliana e sulla tutela della popolazione civile.

Il contesto era quello delle ore immediatamente successive all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, un evento che ha scioccato l’intera nazione israeliana e scatenato una reazione militare senza precedenti. Ma la rivelazione della conversazione tra Netanyahu e Halevi evidenzia un livello di tensione e un tipo di orientamento operativo che potrebbero sollevare anche implicazioni giuridiche e morali.

Secondo alcuni analisti, le parole attribuite a Netanyahu confermerebbero la linea “della punizione collettiva”, criticata da diverse organizzazioni internazionali e da alcuni alleati occidentali. Altri invece le leggono come lo sfogo emotivo di un leader sotto choc e pressione politica interna, in un momento di massimo pericolo per lo Stato ebraico.

Il portavoce dell’ufficio del primo ministro non ha rilasciato commenti, mentre dallo Stato Maggiore dell’IDF si mantiene il massimo riserbo.

Nel frattempo, cresce l’attesa per una possibile commissione d’inchiesta post-bellica, che potrebbe mettere sotto esame le decisioni prese ai vertici del governo e delle forze armate nelle prime fasi del conflitto. Una cosa è certa: “Verrà il suo momento”, ha concluso un anonimo ufficiale citato da Yedioth, alludendo a un possibile regolamento dei conti interno al potere israeliano. E forse anche alla storia.


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