Incurante delle critiche che sono arrivate dalla comunità internazionale, Israele ha approvato la costruzione di 1.060 nuove unità per i coloni nei territori palestinesi occupati. La decisione porta la firma del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: le nuove unità abitative saranno costruite ad al-Quds (Gerusalemme) est. I nuovi piani includono anche la costruzione di infrastrutture civili in Cisgiordania.
L’annuncio è arrivato come benzina sul fuoco nell’area che, da giorni, è teatro di violenti scontri fra palestinesi e forze di sicurezza israeliane. Netanyahu in parlamento non ha lasciato dubbi sulla fermezza della sua linea: “Israele ha il pieno diritto di costruire nei rioni ebraici di Gerusalemme. Gli inglesi costruiscono a Londra, i francesi a Parigi, noi a Gerusalemme”.
Per rispondere simbolicamente all’annuncio di Israele, il Primo ministro palestinese Rami Hamdallah è andato a pregare sulla Spianata delle Moschee e ha dichiarato: “Gerusalemme sarà l’eterna capitale della Palestina”.
Ha poi invocato “una protezione immediata della comunità internazionale e dell’Onu su Gerusalemme, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza”. E ha aggiunto: “Diciamo ad Israele che 48 anni di occupazione sono abbastanza”.
Più di mezzo milione di israeliani vive in oltre 120 insediamenti illegali costruiti dall’occupazione israeliana dei territori palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est.Le Nazioni Unite e la maggior parte dei paesi considerano gli insediamenti israeliani illegali perché i territori sono stati sottratti da Israele nella guerra del 1967 e sono quindi soggetti alle Convenzioni di Ginevra, che vietano la costruzione sulle terre occupate.
I nuovi insediamenti sono considerati la principale ragione di fallimento dei colloqui condotti dagli Usa tra israeliani e palestinesi. L’Unione Europea ha chiesto la “revoca urgente della decisione”, giudicata “inopportuna”.
Lo sviluppo giunge il giorno dopo che la tv israeliana Channel 2 ha annunciato che Netanyahu avrebbe approvato un nuovo progetto che prevede la costruzione di 2.000 case per i coloni, 12 nuove strade e diverse altre strutture nella Cisgiordania occupata. Il premier israeliano, come ricorda l’agenzia di stampa Infopal, ha presumibilmente discusso il piano con il ministro per gli Alloggi, Uri Ariel, e il ministro dell’Economia, Naftali Bennett, e Ze’ev Hever, il direttore di una società di sviluppo immobiliare in Cisgiordania.
Durante i colloqui, Bennett ha esortato Netanyahu ad espandere le attività di costruzione di Israele in Cisgiordania, esprimendo l’implicito appoggio al piano dei partiti di centro e di sinistra.Il Premier deve fare i conti anche con l’opposizione in casa, da parte dei suoi alleati. Yair Lapid, ministro delle Finanze e capo del partito centrista Yesh Atid non fa mistero delle sue perplessità: “Non è il momento di accelerare sullo sviluppo delle colonie mentre è in corso una crisi con gli Stati Uniti e col mondo”, ha affermato.