Nigeria: guerra santa e oro nero


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di Franz di Maggio

Un milione ottocento mila barili di petrolio al giorno. A tanto ammonta la produzione nigeriana nel 2025. Produzione certamente da difendere con le unghie e coi denti stando al new deal stelle e strisce post Biden.

Ma la Nigeria è – come molti Paesi africani – un Paese fragile, scosso spesso  da attentati, offensive di gruppi paramilitari spesso legati a quel “sistema canaglia” che va sotto il nome di ISIS o di gruppi ad esso affiliati. Gruppi che spesso controllano intere regioni e che minacciano di conseguenza i buoni affari di chi ha la preminenza su quel territorio.

Introduciamo così l’ultima “impresa” di guerra del governo americano, ampiamente giustificata da precedenti stragi di cristiani da parte di Boko Haram, la più famosa ala africana dell’ISIS.

Dispiace dire che in altri Paesi non si difendano i cristiani con tale solerzia, ma tant’è e visto anche che grazie al beneplacito del governo nigeriano assistiamo al plauso unanime (o al massimo a una distaccata astensione) del mondo occidentale stampa e governi compresi. Sarebbe utile comunque conoscere se questa ennesima “operazione chirurgica” abbia provocato anche vittime civili, come spesso accade in questi casi.

L’attacco portato nelle prime ore del 26 dicembre ha colpito fondamentalmente il nord della Nigeria, ovvero la culla di Boko Haram, movimento estremista islamico che dal 2007 chiede l’adozione più stretta della Sharia e che ha creato – tra l’altro alleandosi con altre organizzazioni terroristiche all’ ISWAP (Islamic State’s West Africa Province) – uno stato di continuo terrore nell’area più povera e rurale del Paese.

Con l’adesione all’ISWAP il carattere delle azioni era cambiato, adottando una strategia più volta a colpire obiettivi militari che civili, ottenendo però risposte piuttosto deboli dall’esercito nigeriano. Pensando di ottenere maggior risalto e maggior popolarità tra gli islamici più radicali, Boko Haram è tornato in gran parte sui suoi passi, tornando a colpire vittime civili prevalentemente cristiane e offrendo così il destro per la richiesta da parte del governo Nigeriano di un intervento Trumpiano.

Conoscendo la violenza di Boko Haram che verrà rinfocolata da questo attacco, la visione jihadistica per cui si troveranno senza grandi problemi martiri disposti a tutto, ci auguriamo che siano stati previsti piani anti-terroristici e che la popolazione più povera e indifesa di questo Paese colpito da un’endemica corruzione e da sacche di sfruttamento di lunga data non venga lasciata alla mercé dei tagliagole. Magari, chissà, per vederli un giorno redenti e assolti, in giacca e cravatta, pronti a stringere con le mani insanguinate gli apparentemente ignavi grandi della Terra. Siria docet.


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