La caduta di Ramadi rappresenta una «sconfitta tattica», ma gli Stati Uniti non stanno perdendo la guerra contro lo Stato Islamico. È quanto ha affermato Barack Obama in un’intervista pubblicata da The Atlantic. «Non credo che stiamo perdendo – ha detto il presidente – non c’è dubbio che ci sia stata una sconfitta tattica, anche se Ramadi è stata vulnerabile per molto tempo, prima di tutto perché queste non sono le forze di sicurezza irachene che abbiamo addestrato o armato».
Nell’intervista, Obama replica anche alle critiche che gli stanno arrivando dai repubblicani, che l’accusano di aver fatto precipitare l’Iraq nel caos ordinando il ritiro delle truppe: una delle lezioni che abbiamo imparato dall’invasione del 2003 «è che se gli iracheni non sono disposti o pronti ad arrivare da soli agli accordi per governare, se non sono disposti a combattere per la sicurezza del loro Paese, noi non possiamo farlo per loro».
Il presidente ha poi difeso i negoziati nucleari con l’Iran, sfidando anche chi afferma che l’accordo raggiunto non permetterà di fermare l’atomica di Teheran: «Tra 20 anni io sarò ancora in giro, se Dio lo vorrà, e se allora l’Iran avrà la bomba nucleare, questa avrà il mio nome sopra – ha detto – credo che sia giusto dire che oltre al profondo interesse per la sicurezza nazionale, io ho anche un interesse personale ad avere un accordo che funzioni».
Avvenuta martedì scorso, l’intervista non tiene chiaramente conto degli ultimi sviluppi, vedi la conquista da parte dell’Isis anche della città siriana di Palmira. Obama sottolinea quindi come nel nord dell’Iraq, dove sono in azione i pashmerga curdi, siano stati compiuti «progressi significativi» nella lotta all’Isis. Mentre la vulnerabilità di Ramadi – spiega – sta nel fatto che in quell’area non ci sono truppe di sicurezza irachene che ancora siano state addestrate o rafforzate. «Nella provincia di Anbar e nell’area sunnita dell’Iraq – lamenta il presidente – la formazione delle forze di sicurezza irachene, le fortificazioni, i sistemi di comando e controllo non si stanno realizzando abbastanza velocemente».
NO A TRUPPE USA IN CAMPO IN IRAQ – Non possiamo fare per l’Iraq quello che dovrebbero fare gli iracheni. Così Obama conferma il suo no all’ipotesi di truppe Usa sul campo. «Una lezione che ho imparato è che se gli iracheni non sono capaci di arrivare a quell’intesa necessaria per governare e a combattere per la sicurezza del loro Paese, non possiamo farlo noi per loro».