Papa: il genocidio armeno ha inaugurato le catastrofi del XX secolo


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Mai più si ricada negli orrori dettati da “odio, pregiudizio e sfrenato desiderio di dominio”, come quelli inaugurati dalla tragedia del genocidio armeno. Questo il forte appello lanciato da Papa Francesco nell’incontro con le autorità politiche, il Corpo Diplomatico e la società civile nel corso della prima giornata del viaggio in Armenia.

Il Papa ha richiamato la memoria del Metz Yeghérn, il “Grande Male”,  che causò la morte di circa un milione e mezzo di persone: “Quella tragedia, quel genocidio, inaugurò purtroppo il triste elenco delle immani catastrofi del secolo scorso, rese possibili da aberranti motivazioni razziali, ideologiche o religiose, che ottenebrarono la mente dei carnefici fino al punto di prefiggersi l’intento di annientare interi popoli. E’ tanto triste che – sia in questa come nelle altre – le grandi potenze internazionali guardavano da un’altra parte”.

Il Papa, dunque, ha ancora una volta usato la parola genocidio. Un’aggiunta fatta a braccio e non presente nel testo scritto consegnato in precedenza alle autorità e ai giornalisti. Secondo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, l’aggiunta è stata fatta “per ricordare le ferite e sanarle non per riaprirle e rinnovarle, è una memoria per costruire riconciliazione e pace nel futuro”.

Come primo atto della seconda giornata in Armenia, il Papa si è recato a Tzitzernakaberd, la “collina delle rondini”, che ospita il Memoriale dedicato al genocidio della popolazione armena sotto l’impero ottomano del 1915. Inaugurato nel 1967, il sito si è arricchito di un Museo che conserva testimonianze e i documenti sui massacri.

Al Memoriale il Papa e il Catholicos sono stati accolti dal Presidente della Repubblica dell’Armenia, con il quale hanno percorso a piedi l’ultimo tratto del viale che porta al Memoriale, dove il Papa ha deposto una corona di fiori all’esterno del Monumento. Presente anche un gruppo di bambini con cartelli dei martiri del 1915. Il Papa si è poi trasferito sulla terrazza del Museo del Memoriale. Lungo il percorso del giardino, ha innaffiato un albero a ricordo della visita. Sulla terrazza il toccante incontro con una decina di discendenti dei perseguitati armeni, a suo tempo salvati e ospitati a Castel Gandolfo da Papa Pio XI.

Prima di congedarsi Francesco ha firmato il Libro d’Onore. “Qui prego, col dolore nel cuore, – ha scritto il Papa – perché mai più’ vi siano tragedie come questa, perché l’umanità’ non dimentichi e sappia vincere con il bene il male; Dio conceda all’amato popolo armeno e al mondo intero pace e consolazione. Dio custodisca la memoria del popolo armeno. La memoria non va annacquata né dimenticata; la memoria e’ fonte di pace e di futuro”.

“Forse è stata una sorpresa, ma molti si aspettavano che il Papa dicesse parole forti. Il Papa – ha evidenziato il direttore dei Programmi della Radio Vaticana, padre Andrea Majewski – ha usato la parola ‘genocidio’, l’aveva usata già parlando in Vaticano, ora l’ha ripetuta: si vede che il Papa vuole toccare al cuore il male che si realizzò cento anni fa, vuole quasi toccarlo da vicino e indicare con il dito che è stato un atto disumano. Questa parola naturalmente avrà una grande eco in tutto il mondo, già abbiamo sentito alcuni commenti. La prima giornata, quindi, mi pare che sia stata molto importante per gli armeni, abbiamo visto come con entusiasmo e quasi con filiale fiducia accoglievano il Papa che è stato tanto, tanto, aspettato qua a Yerevan e in tutta l’Armenia”.

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