Dal Sud America all’Africa fino al Caucaso e al Medio Oriente. Indifesi e più facili da trasformare in ‘soldati’ leali, i bambini sono spesso due volte vittima dei conflitti: subiscono le guerre e, in alcuni casi, vengono trascinati in prima linea con le armi in spalla.
A rilanciare l’allarme sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati è la denuncia giunta dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, Ong con sede in Gran Bretagna legata agli attivisti delle opposizioni.
Secondo l’Osservatorio, le cui notizie non sono verificabili in modo indipendente, combattenti dello ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’ (ISIL) hanno rapito 145 bambini curdi nella provincia di Aleppo, nel nord della Siria. I bambini, tutti alunni della scuola media, sarebbero stati sequestrati lo scorso 29 maggio in un’area della città di Aleppo sotto il controllo delle forze lealiste. Il timore, sulla base delle testimonianze di cinque ragazzini che sono riusciti a fuggire dopo il sequestro, è che i bambini vengano arruolati dall’ISIL tra i combattenti dopo ‘corsi di addestramento’ al jihad.
Lo scorso dicembre era stato il Washington Post a fare luce sui ‘Cuccioli di Zarqawi’, le brigate di bambini che l’ISIL – legato ad al-Qaeda – ha creato in Siria. L’esistenza di queste milizie di bambini sarebbe dimostrata da un gran numero di video che il gruppo ha pubblicato sul web e che mostrano i piccoli, di età compresa tra i dieci e i 14 anni, intenti in attività di addestramento militare o durante ‘lezioni’ di istruttori con il volto coperto o ancora con i fucili in spalla. I bambini vengono anche indottrinati all’estremismo religioso, poco radicato in Siria fino all’esplosione della rivolta anti-Assad nel marzo del 2011.
Altri video pubblicati nei mesi scorsi sul web mostravano militanti dello ‘Stato islamico’ o del Fronte al-Nusra, altro gruppo legato ad al-Qaeda, in visita nelle scuole siriane. Per Steven Stalinsky, direttore del Middle East Media Reserach Institute di Washington, ci sono inquietanti analogie tra i ‘Cuccioli di Zarqawi’ (un ‘omaggio’ al defunto leader al-Qaeda in Iraq, Abu Musab al-Zarqawi) e gli ‘Uccelli del Paradiso’, le milizie di bambini create un decennio fa in Iraq e destinate a condurre azioni militari e attentati suicidi.
Non solo l’ISIL. Nei mesi scorsi Onu, Human Rights Watch e altre Ong avevano denunciato lo sfruttamento di bambini-soldato in Siria anche da parte dei gruppi laici riconosciuti dall’Occidente. Vengono usati in operazioni di supporto o in veri e propri combattimenti, lavorano come addetti ai magazzini e al trasporto di armi o come vedette, quando non come scudi. Nessuna prova, invece, dell’utilizzo dei bambini da parte dell’esercito governativo, malgrado le denunce arrivate in questi anni dalle organizzazioni vicine ai ribelli siriani.
Negli ultimi mesi del 2013, l’Onu ha denunciato «il crescente numero di bambini, usati da forze d’opposizione come la Fsa». I minori, per lo più tra i 10 e i 17 anni, si avvicinano alle brigate, «spesso accompagnati da parenti più grandi». O perché, come emerge dalle loro testimonianze, «hanno perso tutti i membri della loro famiglia». All’inizio i ragazzini venivano impiegati come staffette, per portare derrate, soccorrere feriti o trasmettere informazioni ai combattenti. Poi sono scesi in prima linea: i bambini hanno cominciato a costruire e maneggiare armi nelle fabbriche, a caricarle e impugnarle sul fronte.
Nella primavera del 2013 dalla Siria aveva fatto il giro del mondo la storia di Ahmed, bambino soldato di Aleppo. Un video pubblicato dal sito web del Telegraph lo ritraeva con una sigaretta tra le dita e un kalashnikov tenuto a fatica. Ahmed diceva di avere appena otto anni e di non aver avuto altra scelta che unirsi ai ribelli dopo che la sua famiglia era stata sterminata.
APPROFONDIMENTI
Siria: i bambini sequestrati per combattere la jihad
fonti: adnkronos, afp, al manar, the guardian, washington post