Il ministero delle Telecomunicazioni turco ha confermato oggi all’agenzia di stampa russa “Sputnik” di aver bloccato il suo sito internet. Lo riferisce il direttore dell’ufficio turco di Sputnik, Tural Kerimov. “Hanno confermato il blocco del sito – ha detto Kerimov -. Secondo un rappresentante del Dipartimento delle telecomunicazioni turco, non sono obbligati ad avvertire nessuno quando chiudono un sito”.
Sulla pagina web dell’agenzia di stampa russa questa mattina compare il seguente messaggio di errore: “Dopo analisi tecniche e considerazioni legali basate sulla legge n. 5651, sono state prese misure amministrative per questo sito (sputniknews.com)”. La stessa legge 5651 è stata usata nel marzo 2014 per oscurare temporaneamente i siti dei social network Twitter e YouTube in Turchia.
Continua dunque la stretta del governo turco contro i giornalisti e gli organi di stampa ritenuti scomodi, a partire da quelli dell’opposizione. Il quotidiano Zaman, vicino al gruppo del predicatore sunnita Fetullah Gulen, che vive in esilio negli Stati Uniti, è stato l’ultimo in ordine di tempo. La redazione del giornale lo scorso marzo è stata occupata dalla polizia che ha cacciato i giornalisti e ha cambiato nel giro di 24 ore la linea editoriale, passata da voce critica a fedele organo di stampa del governo turco.
Un’irruzione violenta, con gli agenti in tenuta anti sommossa che hanno usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere le centinaia di manifestanti che si erano radunati fuori dall’edificio di Istanbul. Dopo aver sfondato il cancello, le forze dell’ordine turche erano entrate nella struttura per scortare i manager nominati dal tribunale (con giudici controllati dal governo) e cacciare i dipendenti del quotidiano.
La lista dei giornali accusati di propaganda terroristica è lunga, oltre a Zaman, ci sono anche i quotidiani Cumhuriyet, Hurriyet, Radikal, Taraf, Sozcu, BuguneZaman, come pure le tv private Cnn Turk e Kanal D, tutte realtà che hanno espresso le loro critiche nei confronti del governo, raccontando la politica torbida del presidente. Ma l’odio del “Sultano” verso la libertà di stampa è andato oltre i confini turchi, prendendo di mira anche il New York Times, la Bbc e laCnn, accusati di voler “indebolire la Turchia, dividerla e disintegrarla e poi dominarla“.