Alcuni paesi arabi, tra cui Qatar ed Emirati Arabi Uniti, hanno elargito solo una piccola parte degli aiuti promessi all’Autorità nazionale palestinese (Anp) dopo la guerra del 2014 tra Israele e Hamas per la ricostruzione della Striscia di Gaza. Lo riferisce un rapporto pubblicato dalla Banca mondiale. Nel suo rapporto l’istituto ricorda che fino ad oggi sono stati elargiti fondi molto inferiori a quelli promessi nel corso di una conferenza internazionale nell’ottobre 2014, invitando i paesi donatori ad accelerare la donazione dei fondi perché “se i finanziamenti dovessero continuare ad arrivare al ritmo attuale gli obblighi assunti sarebbero onorati entro il 2019, ovvero con due anni di ritardo rispetto al piano concordato”. Nel corso del 2014 Israele ed Hamas hanno combattuto una guerra di circa 50 giorni nel corso della quale sono rimasti uccisi oltre 2.200 palestinesi, la metà dei quali civili, secondo le stime dell’Onu, mentre le perdite da parte israeliana si sono limitate a 73 unità, in gran parte civili.
I combattimenti hanno comportato gravi danni nella Striscia di Gaza. Secondo le stime oltre 170 mila abitazioni sono state distrutte o danneggiate. Secondo i palestinesi, inoltre, 75 mila persone sono rimaste senza una casa, anche se Israele addebita ogni responsabilità ad Hamas che avrebbe utilizzato i quartieri residenziali della Striscia per lanciare i missili contro obiettivi israeliani. Nel corso di una conferenza internazionale tenuta al Cairo nell’ottobre 2014 la comunità internazionale si è impegnata a fornire aiuti per la ricostruzione di Gaza per 3,51 miliardi di dollari in tre anni anche se fino ad oggi sono stati consegnati solo 1,41 miliardi di dollari rispetto ai 2,71 che sarebbero dovuti essere consegnati in base agli accordi sottoscritti.
Nel 2014 il Qatar si è impegnato a versare aiuti per un miliardo ma ad oggi, secondo la Banca centrale, avrebbe elargito solo 152 milioni di dollari. L’Arabia Saudita aveva promesso aiuti per 500 milioni di dollari ma fino ad oggi ne ha elargiti circa 50; gli Emirati Arabi Uniti che ne hanno promessi 200 ne hanno inviato solo 30 mentre dal Kuwait, che aveva promesso l’elargizione di 200 milioni, non è arrivato nulla. La Turchia che aveva promesso 200 milioni ne ha elargiti circa 70. Gli Stati uniti, che si erano impegnati a sostenere la ricostruzione di Gaza con 277 milioni hanno già saldato il loro debito, mentre l’Unione europea, che si è impegnata a versare 348 milioni ne ha già elargiti circa un terzo. Norvegia, Svizzera, Germania e Regno Unito hanno già elargito quasi tutta la cifra concordata.
Gli aiuti internazionali sono gestiti dall’Anp e non da Hamas, che controlla e amministra la Striscia di Gaza. La scorsa settimana, il primo ministro palestinese Rami Hamdallah ha esortato i paesi donatori a “mantenere le loro promesse”. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, ha ribadito l’invito ai donatori ad elargire le cifre pattuite ammonendo che in caso di ulteriori ritardi potrebbero scoppiare nuove violenze nella Striscia.
Nel suo rapporto la Banca mondiale sostiene che ogni anno l’Anp perde circa 285 milioni di dollari a causa degli accordi con Israele che raccoglie le tasse per contro dell’Anp e quindi dovrebbe trasferire mensilmente il denaro raccolto. Secondo la Banca mondiale alcuni degli accordi in essere tra le parti sono ormai obsoleti mentre altri non sono pienamente attuati a causa delle “perdite fiscali” sul commercio con Israele e le importazioni palestinesi. Le perdite per l’Anp sono quantificate nel 2,2 per cento dell’attività economica palestinese.
Secondo il rapporto Israele possiede 669 milioni di dollari destinati ai palestinesi, derivanti in gran parte dai contributi pensionistici dei lavoratori palestinesi che lavorano in territorio israeliano. Le autorità di Gerusalemme hanno più volte detto di trattenere questo denaro a causa della manca di un fondo pensionistico palestinese.