La Turchia sta preparando l’invio di 10.700 soldati in Siria a metà dicembre per combattere contro l’IS e creare zone sicure per gli sfollati nel nord del Paese. Lo rivela il quotidiano filo-governativo Yeni Safak, secondo il quale Ankara presenterà nel fine settimana alle grandi potenze, in occasione del G20 di Antalya, un documento che analizza la situazione in Siria e che contiene una richiesta di fondi. Il piano prevederebbe l’ingresso delle truppe che penetrerebbero per 46 chilometri all’interno del territorio siriano da sette regioni turche.
Oltre l’invio di truppe, la proposta del governo turco contiene anche la creazione di una no fly zone sempre nella parte settentrionale del paese, una zona cuscinetto che dovrebbe servire a proteggere il confine turco dai terroristi islamici. Secondo i curdi l’invio di truppe e la creazione di una zona interdetta ai voli aerei nel nord della Siria servirebbe in realtà a Erdogan per intensificare le operazioni contro il PKK e impedire la nascita di uno stato curdo indipendente tra la Turchia, l’Iraq e la Siria stessa.
Ufficialmente l’obiettivo di Ankara è quello di imprimere una svolta sia alla campagna militare contro i jihadisti e dare una risposta alla crisi dei migranti. Il piano di Ankara, però, non convince l’opposizione interna ed è rigettata da Damasco e dai suoi alleati, in primis la Russia.
Nelle “zone sicure” (safe areas), secondo quanto rivelato dai media turchi, troverebbero rifugio fino a 5 milioni di profughi, offrendo così una soluzione al problema del flusso dei migranti. Il piano prevede, inoltre, l’allestimento di sei campi profughi, 11 basi logistiche e 17 “zone di sicurezza”. La rivelazione del quotidiano fa seguito ad alcune dichiarazioni del premier Ahmet Davutoglu e del presidente Recep Tayyip Erdogan, che hanno già apertamente parlato di intervento di terra in Siria.