Il presidente russo Vladimir Putin ha esteso agli italiani il provvedimento per la riabilitazione dei diversi gruppi etnici colpiti da repressioni in epoca sovietica, l’unica comunità fino a ora esclusa da questa misura che fra l’altro consente l’erogazione di una pensione per i sopravvissuti (diverse decine di persone in questo caso).
Putin ha precisato che il provvedimento mira «a riabilitare gli italiani che si erano stabiliti qui (dove c’erano state due diverse ondate di emigrazione, prima della guerra di Crimea, soprattutto commercianti genovesi, e dopo il 1860, dalla Puglia. ndr). »Quando i tedeschi invadono la Crimea, compilano un censimento di tutti gli italiani.
L’Armata rossa, una volta ripreso il controllo della penisola, li accusa di aver collaborato con gli occupanti (come i ceceni e gli ingusci, riabilitati in seguito tuttavia, ndr) e pochi giorni dopo, fra il 25 e il 28 gennaio del 1942, li carica su navi e treni ‘al fine di garantire la loro sicurezza’ come recitava l’ordine«, spiega Francesca Gori, presidente di Memorial Italia, che presenterà al Festival della storia di Forlì il mese prossimo interviste appena effettuate con i sopravvissuti che hanno accettato di raccontare la loro storia.
«A Kerch c’è una lapide, con l’elenco di tutte le comunità deportate da cui mancano gli italiani», aggiunge Gori, precisando che solo di recente è stato innalzato un monumento nel punto da cui le navi erano partite e dove ogni anno, a fine gennaio, la comunità si raduna per commemorare l’anniversario, anche se molte delle persone deportate o i loro discendenti sono rimaste a Celabynsk o si sono disperse in altre località russe.