«Prima dell’inizio della guerra in Siria, la mia diocesi contava 1.500 famiglie, ora ne rimangono appena 800». È quanto riferisce ad Acs, l’Associazione ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’, monsignor Denys Antoine Chahda, arcivescovo siro-cattolico di Aleppo, osservando che «le famiglie cristiane che sono rimaste sono le più povere, perché chi ne aveva la possibilità ha lasciato il Paese».
L’arcivescovo di Aleppo lamenta che «le poche risorse a disposizione non ci permettono di provvedere ai tanti bisogni dei nostri fedeli», anche se in diverse centinaia ricevono aiuti dalla Chiesa sotto forma di vestiti, viveri, medicine e contributi economici diretti per l’acquisto di beni di prima necessità.
Quanto alla situazione generale, «i bombardamenti non hanno risparmiato il nostro arcivescovado, ma fortunatamente le chiese della diocesi sono ancora agibili e frequentate e ogni giorno celebriamo la messa. Aleppo è difesa dall’esercito siriano e l’Isis non è riuscito a penetrare in città. Altrimenti -sottolinea monsignor Chahda- non sarebbero rimasti nè cristiani nè musulmani. Spero che questa guerra possa finire al più presto, in modo da poter finalmente tornare alla nostra vita».