“Il terrorismo è il vero problema. E’ sostenuto direttamente dalla Turchia. E’ sostenuto direttamente dalla famiglia reale dell’Arabia Saudita e da un certo numero di stati occidentali, in particolare dalla Francia e dal Regno Unito”. Così il presidente siriano Bashar al Assad a Sputnik, testata vicina al Cremlino. “Dobbiamo combattere il terrorismo a livello internazionale perché non coinvolge solo la Siria: il terrorismo c’è anche in Iraq”, ha aggiunto.
L’ondata migratoria dalla Siria è dovuta non solo “al terrorismo e alla questione della sicurezza” ma anche “alle sanzioni introdotte dall’Occidente” contro Damasco, ha detto ancora il presidente siriano. “In molti – ha aggiunto – hanno lasciato aree dove il terrorismo non c’è per colpa delle condizioni di vita. Ecco perché noi, in quanto Stato, dobbiamo fare passi avanti, almeno a livello base, per migliorare la situazione economica e il settore dei servizi. Ed è quello che stiamo facendo in termini di ricostruzione, ancora prima che la crisi sia finita, così da ridurre i flussi migratori”.
La fase di transizione in Siria deve avvenire “nel quadro dell’attuale Costituzione” e deve prevedere “un governo di unità nazionale” che comprenda “varie forze politiche”, ha detto ancora Assad. Questo governo, ha proseguito, deve essere composto da membri “dell’opposizione, indipendenti, dell’attuale governo e altri”. L’obiettivo primario del governo di unità nazionale sarebbe quello di “lavorare alla nuova Costituzione e farla votare dal popolo siriano”, solo dopo la transizione alla nuova costituzione “può avere luogo”.
Quanto alla ricostruzione della Siria, ha detto ancora il presidente siriano, la cui posizione è stata rafforzata dalle ultime vittorie sul campo, verrà affidata principalmente ad aziende russe, cinesi ed iraniane. Quelle cioè dei Paesi che gli sono sempre stati alleati anche durante la crisi. “Naturalmente – ha aggiunto – i Paesi occidentali indirizzeranno le loro aziende a prendere parte alla ricostruzione, che è un processo profittevole per le società, ma noi, prima di tutto, chiederemo ai paesi che hanno sostenuto la Siria durante la crisi, ovvero Russia, Cina e Iran”.